E’
“Fertile” il nuovo album dell’artista Elisa Tonelli. Sarà presentato domenica
15 novembre alle 17.00 al Teatro Subasio di Spello. Anni di studio, di
approfondimento e ricerca, uniti alla passione per la musica tradizionale,
hanno dato vita ad progetto che affonda le radici in un terreno pronto a far
nascere novità che portano il profumo di incenso, di sacro, di prezioso. Musica
antica e jazz si fondono nel lavoro di Elisa Tonelli che racconta: “Non potevo
chiamare l’album ‘Madre’, oppure ‘Terra’. Fertile unisce tutto, racchiude il
concetto di creazione sia femminile che maschile. Il seme è una visita che va ad
impiantarsi in un terreno, non si può controllare poi la crescita, devi solo
aspettare” – e prosegue: “Per portare al pubblico il mio album ho in mente un
vero e proprio spettacolo, dal sottotitolo ‘Il desiderio che spinge la vita’
perché esplica ulteriormente lo scopo”.
Quale percorso c’è dietro questo album? E
cosa significa per te aspettare?
I
brani scelti non sono arrivati tutti insieme. Li ho raccolti con il tempo, li
ho cercati. E aspettare… non è un concetto che mi appartiene, bisogna lasciarsi
andare. Personalmente vorrei controllare tutto.
E se il seme non dovesse nascere?
Qualcosa
succede comunque. Anche la morte porta dell’altro. Nell’album c’è lo Stabat
Mater che ne parla.
Nel tuo curriculum si evince che hai
studiato molto…
I
diplomi non fanno la bravura di un artista. Mi piace approfondire vari generi e
conoscere grandi maestri. Tra i tanti cito Bruno Tommaso, conosciuto al
conservatorio di Pesaro, per me fonte inesauribile d’ispirazione.
Cosa ne pensi del panorama discografico
attuale?
Si
dice che i dischi non si vendano più. Secondo me rimangono biglietti da visita.
‘Fertile’ è un album autoprodotto, non ha etichetta. Non c’è molto spazio se
non si ha un volto noto. E’ difficile dare nell’occhio. L’ideale è fare
concerti live e vendere lì il disco. Credo sia impensabile adesso stare a casa
e attendere che la gente compri l’album, bisogna accompagnarlo.
Qual è il luogo ideale in cui proporre
‘Fertile’?
Penso
a piccoli teatri. Sarebbe bello anche nelle Chiese. Ci sono brani sacri,
servono posti raccolti.
Sembra che questa stagione sia ideale per
ascoltare il tuo nuovo progetto.
Sì.
Il Natale si avvicina e l’ultimo brano si chiama ‘Il somaro di Natale’. E’ in
dialetto umbro, mi sta molto a cuore. Sono nata a Foligno e vivo ad Assisi e ho
tutto di questa Regione: usanze, tradizioni, mangiare carne con vino rosso e
voglio rimanere attaccata alle mie origini. C’è tanto in questa terra.
Come ti senti prima di esibirti?
Mi
immergo in un’altra dimensione, divento un narratore, un cantastorie. Mi piace
cantare cose raccontandole e ci tengo molto a capire il testo per fare arrivare
a tutti il messaggio che contiene. Noi cantanti non siamo solo strumentisti, abbiamo
le parole e dobbiamo saperle usare bene.
Cosa sai dirmi della musica popolare in
Italia?
Adesso
va di moda, c’è un fermento di pizziche, tarantelle, tammurriate… La musica
popolare cambia da paese a paese, le storie possono essere le stesse, ma ognuno
le ha rifatte a proprio modo. Anch’io faccio miscugli, prendo un brano antico,
lo riadatto col jazz, ma cito sempre la fonte.
Ci racconti un aneddoto sulla ricerca di
brani tradizionali?
C’era
una canzone che mi cantava sempre mia nonna. Volevo ascoltarla. Un giorno sono
riuscita a trovarla a Roma presso la Discoteca di Stato. Mi hanno consegnato
una bobina e per arrivare a quei due minuti di canzone ho dovuto ascoltare sei
ore di musica.
Ora stai provando con tutti i musicisti che
ti accompagneranno domenica. Come ti senti?
Sono
di fronte ad un punto di partenza.
Per saperne di più: http://www.elisatonelli.com/fertile-2.html
Floriana Lenti