sabato 30 luglio 2016

"Dal presente al..." pomeriggio a Nocera Umbra con l'arte di Fabrizio Fabbroni

Ci siamo, il grande giorno è arrivato. Sono immersa nei libri che leggerò quest’estate. Intorno a me, adesso, anche post-it sparsi per casa su cui ho scritto appunti su cose da fare, cose da comprare, cose da sistemare, cose da portare, cose… Fa caldo. E tutto sembra scorrere troppo velocemente. Apro il pc, rileggo le mail, faccio mente locale sulla giornata di oggi. Tra poco si parte per Nocera Umbra e lì sarò accolta da una rassegna di arte contemporanea organizzata dall'Associazione "Casa degli Artisti" curata da Francesco Minelli e dall'artista Carla Medici. Entrare nella Torre Civica di Nocera Umbra è sempre stato un piccolo sogno, oggi lo realizzerò insieme all’artista Fabrizio Fabbroni che mi coinvolge pienamente nei suoi pensieri, nelle sue opere e nelle sue esperienze più profonde. Si è inventato un nuovo progetto artistico intitolato "Dal presente al...". Rimarrà alla Torre da questo pomeriggio 30 luglio al 20 agosto, poi diverrà itinerante.
Fabrizio Fabbroni mi ha chiesto di presentare con lui i suoi lavori, mi limiterò a fare domande, a coordinare gli interventi, ciò che più conta per me, è che la sua arte oggi mi spinge alla riflessione, mi chiede di fermarmi un momento, mi dice di riflettere, ascoltare con gli occhi e con la mente. Cosa e come viviamo? L’artista mi ha scritto che aveva in mente di realizzare “una mostra di denuncia contro questa ‘Puzza di morte’ che è presente ogni volta che respiriamo”. Come dargli torto? E qual è il modo migliore per metterci addosso il profumo della speranza se non con l’arte? Fabrizio Fabbroni mi dice che per lui è giunto il momento di  “cercare uno spiraglio, un granellino che blocchi l'ingranaggio impazzito, questo vuol essere il significato positivo della mostra: non possiamo accettare quello che accade come soluzione finale del nostro vivere, basta fare gli struzzi, pensando che altri cercheranno di risolvere i problemi”; sono d’accordo su tutta la linea. E’ per questo che ci sarò.
Le quattro opere in esposizione si chiamano:
"E corsero tutti all'indietro" - stendardo di ml 210x250 in tecnica mista
"Toc...Toc… ci siamo anche noi" - stemma 10x110
"Italiani, scusateci" - stemma 110x100
"Odore di morte" - stemma 100x120

Ora la curiosità mi assale. Vado a prepararmi. Ci vediamo alle 18.30.

giovedì 21 luglio 2016

Music For Sunset - ALFIO ANTICO: “PORTO LA SICILIA AL LAGO TRASIMENO”

 
L’odore della terra arsa, la salsedine che si mescola al sudore, il cielo limpido che abbraccia l’erba ingiallita, una distesa d’acqua che circonda tutto, lo scorrere del tempo scandito da tocchi di mani su tamburo. Nasce da questi elementi la musica del cantautore e percussionista siciliano Alfio Antico che domenica 24 luglio sarà uno dei protagonisti di punta della settima edizione di Music for Sunset, festival di suggestioni sonore al tramonto, promosso dall’Associazione Umbra della Canzone e della Musica d’Autore nella splendida cornice dell’Isola Maggiore.
di Floriana Lenti 
Alle 19.30, alla Lingua del Cigno, si darà vita ad “Antico”, concerto di musica folk sperimentale in cui si esibirà anche il cantautore Colapesce, coproduttore del progetto. E da un’isola all’altra, con il valido sostegno del sole che lascerà il posto alla luna, tutte le emozioni che sa restituire la musica popolare del sud si trasferiranno in Umbria. Abbiamo intervistato Alfio Antico che tra un sorriso e l’altro ci ha trasmesso la sua passione lasciando la curiosità dell’ascolto…
Cosa significa portare la Sicilia al lago Trasimeno?
Significa raccontare la mia storia in un luogo differente ma simile perché saremo comunque su un’isola. Portare la mia Sicilia è appunto un racconto, in questo caso qualcosa di molto arcaico, di puro, di umano.
Nella sua arte si intrecciano musica, poesia e azione scenica. Quale performance ha in mente per il pubblico di domenica?  
Tutte e tre, come sempre. Non esagero però nella descrizione, è una sorpresa (ride)
Il suo primo tamburo?
Da ragazzo, mentre ero a fare la transumanza, una pecora alla quale ero legato morì tra le mie braccia. Scrissi anche una canzone a proposito di questa storia, Barulè.
Scoperto da Eugenio Bennato una sera a Firenze, ha collaborato con artisti di fama internazionale, ci racconta un breve aneddoto di uno dei tanti concerti che hanno segnato la sua carriera?
Ho sempre piacere a raccontare della splendida presentazione che mi fece Lucio Dalla come intro della sua Caruso. Fu una serata straordinaria, lui mi presentò con un nobilissimo rispetto, quasi in maniera timida, fu molto dolce. C’è ancora un video in internet, ogni tanto lo riguardo volentieri.
Quest’anno è uscito l’ultimo album prodotto da Lorenzo Urciullo -in arte Colapesce- e Mario Conte. Com’è suonare con loro?
Lorenzo lo conosco da anni, io e suo padre siamo amici da una vita, quindi per me era come lavorare in famiglia. Lui ha voluto coinvolgere un suo caro amico, Mario Conte, e da lì, tra una cena e l’altra, abbiamo suonato. È stato qualcosa di profondamente umano.
Cosa pensa della “riscoperta” della pizzica e della tammorra in Italia?
Guardi l’importante è non farne un’imitazione. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 con Musicanova e Peppe Barra è stata rimodellata e resa contemporanea, ora bisogna capire cosa si vuole fare. La curiosità è un bene, ma bisogna conoscerla, sapere da dove viene e dove può andare, se è solo un copia e incolla non va bene.
Il verso della canzone che le sta più a cuore?
In questo ultimo disco dico un verso di Pirchì, l’ho improvvisata senza scriverla a microfono aperto e se ci fate caso la mia voce è emozionata. Credo che in questi versi ci sia tutta la mia adolescenza tra le montagne con le pecore, è tutta lì.
Terra ca ti taliu
si sempri comu na minna
ca mi duna latti
puru quannu non tegnu siti.
Nun ci luvati l’aria a l’aceddi
sinnò nun ponnu vulari”

Fonte: ViewPoint

martedì 5 luglio 2016

"Sulla soglia boschiva" domani alle 18.30


Le parole dell’autore Emmanuel di Tommaso risuonano prima nella testa, poi nello stomaco. Ogni viaggio ricomincia dalla dispersione spiritualesi legge tra le pagine del libro di poesie “Sulla soglia boschiva” che verrà presentato mercoledì 6 luglio alle 18.30 alla Biblioteca di San Matteo degli Armeni a Perugia. Evocano natura, fiori, foglie, meandri della terra e sensazioni per i più difficili da esprimere. La nota attrice umbra Caterina Fiocchetti declamerà le composizioni dell’autore rivisitando e riportando alla luce tratti di profonda attualità di cui è colmo il libro: i profughi che arrivano sulle rive dei nostri mari, la straziante e sanguinosa guerra in Medio Oriente, il silenzio di fatti di umana cattiveria che si fa assordante. “Dentro un’ombra mi rivedo” dichiara un verso di una poesia e lascia la sensazione che in quell’immagine riflessa ci sia lo sguardo di ognuno di noi. Le relazioni umane in connubio con le forme dei corpi sono descritte in modo delicato accompagnato da una nota pop: si sente la voce di David Bowie. E la natura, il divenire delle stagioni, il procedere incauto e incessante del tempo sono un richiamo alla poesia di Elliot. Fa da faro anche Thomas Bernhard, illumina percorsi che il libro invita a compiere. Lo sguardo di Emmanuel Di Tommaso è rivolto lontano, accompagna il lettore accanto alla Cattedrale di Sanit Andrews in Scozia, si sposta poi a Lisbona, arriva fino a Gaza, ritorna sulla soglia del “bosco interiore” di chi si imbatte nella lettura. Si alza, infine, una preghiera di perdono e la richiesta umana e diretta di libertà.

Floriana Lenti

Fonte: ViewPoint