Quando
due forti personalità s’incontrano si crea una tempesta emotiva che può
generare una guerra oppure una sinergia così coinvolgente da diventare esempio
di perfezione, motivo di memoria, antidoto che sconfigge luoghi e tempi. Peppe
Voltarelli ha incontrato Otello Ermanno Profazio mentre contemplava la terra
natale e “i tratti irregolari di una
montagna, un fiume enorme con poca acqua, una strada senza luci, dei cani
randagi stesi al sole, un silenzio…” e il cantastorie calabrese folk nato a
Rende il 26 dicembre del 1953 è arrivato come “una parola che si attacca ai muri delle case, come fosse cemento, una
lettera scavata, scolpita, una buca, un cielo, il riassunto!”. Peppe
Voltarelli è così che racconta come nascono libro e cd “Voltarelli canta Profazio” (Squilibri Editore) che martedì 17 maggio
alle 17.30 presenterà a Perugia alla
Libreria Grande di Ponte San Giovanni.
Conoscere
Peppe Voltarelli è come scoprire un Sud che si ama e si odia, che si deve
capire e consolare, ma anche rifiutare per poi ritornare con quella speranza
che ha il sapore di una coccola materna. Parlare con lui significa diventare
una spugna che pian piano si gonfia di aneddoti e ritmi, di bevute al bar, di
ammirazione di generazioni di grandi che hanno solo da insegnare. Ascoltare la
sua musica è infine il risultato della completezza di un artista che ha
viaggiato per il mondo, che è diventato cantautore e si è formato con lo
studio, ha osservato come si muove una mano su una chitarra per diventare
melodia da aggrappare a parole che raccontano fatti, vita, emozioni.
Voltarelli
ha dato le sue corde vocali alle parole di chi la storia l’ha fatta, analizzata
e riscritta. Il fil rouge è il paese di origine, osannato e biasimato, il sud
calabrese ritorna, diventa patrimonio collettivo e si trasforma in una barca
che va per mare e “quello mette d’accordo
tutti”.
Floriana Lenti
Fonte: Corriere dell'Umbria