lunedì 16 dicembre 2013

Sabrina Ferrero e il fantastico mondo di Otto



Dalla fantasia è nata un’idea, da questa sono nati disegni e parole ed infine è nata Sabrina Ferrero che ha messo insieme tutto. Con colori, ironia sottile, determinazione mescolata a leggerezza e l’indispensabile supporto del suo cane Otto –ignaro di essere un quotatissimo modello- è nata la mostra “Il mondo di Otto” visitabile fino all’8 gennaio 2014 in Via dei Priori 55-56 a Perugia.
“Ho sempre disegnato, mia nonna li chiamava burabacio e burabacio in piemontese significa scarabocchio. Ne ho un’infinità, trent’anni di burabacio che sono cresciuti con me ed ora si animano per raccontare piccole storie a fumetti, fiabe, illustrazioni e riflessioni” spiega l’artista Sabrina Ferrero, torinese ormai trapiantata in Umbria da oltre dieci anni, e continua: “Mi piace osservare quello che mi accade quotidianamente, parto dalla realtà e penso che essa stessa sia un bizzarro sogno ricco di spunti. Il tema principale dei miei burabacio, infatti, è Otto, il mio canide che ha come soprannome Polpi… e non solo, un segugio incrociato con una nutria del Tevere. Posso definirmi dunque a tuttotondo una disegnatrice di canidi, ma non vorrei mai che il mio Otto rimanga solo. Nel suo universOtto ci sono anche tanti buffi personaggi come la gattocometa, la balena rosa e la luna imbronciata. Per la mostra che inizierà domani ho appena terminato una simpaticissima mucca”. E nulla sarà lasciato al caso, Sabrina Ferrero ha pensato proprio a tutto e a tutti. Nell’esposizione ci saranno quadri, idee regalo di ogni tipo e anche un fantastico GiocOtto: un gioco da pavimento di due metri per tre che ha come obiettivo quello di “aiutare Otto a tornare a dormire sul divano”. Tutti i bambini (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 20) potranno dare sfogo alla creatività disegnando quello che desiderano nello spazio Coloreria, ma l’artista ci tiene a comunicare che lo spazio sarà accessibile anche ai “grandi”, soprattutto a quelli che non si sono dimenticati di essere stati bambini.
Da oltre un anno Sabrina Ferrero cura un blog http://burabacio.wordpress.com/ che ha già contato milioni di visite, gli stessi contenuti si possono trovare sulla pagina https://www.facebook.com/burabacio seguita da oltre 700 appassionati del genere, e da pochi giorni è on line il sito http://www.ottopolpi.it/ già cliccatissimo in cui si trovano le news sulla personale “Il mondo di Otto” e tutte le nuove creazioni dell’artista.


Floriana Lenti

domenica 15 dicembre 2013

Mercoledì 18 al Bad King di Perugia si ballerà con l’electro swing anni ’20


Per la prima volta in Italia i Lamuzgueule


“Spolverate il cilindro, arricciate il baffo… si aprono le danze! La premiata ditta Lamuzgueule è in città. Al ritmo dell'electroswing, gli irriverenti pierrot francesi vi portano l'elisir di dolce vita: perciò giovini pulzelle, assicurate le giarrettiere! Con la loro autoironia retrò tutta francese e gag esilaranti i francesini di Grenoble promettono sorprese al pubblico in sala che sicuramente saprà rispondere all'appello preparandosi in maniera adeguata ad immergersi nell'atmosfera di un tempo mai perduto, di gonne che timide s'alzano al vento e di baffi gaudenti e sintonizzati come antenne sulla frenesia del ritmo incalzante che i nostri eroi sapranno sapientemente confezionare”. Questa è la presentazione dei Lamuzgueule che in questi giorni gira su facebook (http://urly.it/2ble) per invitare il popolo della notte ad una serata del tutto originale organizzata da Antonio Ballarano al Bad King di Perugia. Per la prima volta in Italia i Lamuzgueule faranno tappa a Perugia mercoledì 18 dicembre dalle 22 e 30 in poi, ingresso libero. Accompagnati dalla temeraria Carmela Senfett dell’Agenzia Ludwig Sound proseguiranno il loro tour fino al 21 dicembre andando a Milano, Roma e Verona. La formazione dei Lamuzgueule per i prossimi concerti sarà composta di cinque elementi: Charlot Beretta cantante, Goldwin Chester al sax, Popof Reminghton alle percussioni, André Volver alla chitarra e Honoré Volver al basso.
Siete nati da poco, ed è già boom di ascolti. Quando avete deciso di iniziare questo progetto e qual è stata la risposta del pubblico? I Lamuzgueule nascono nel 2011 a Grenoble, con lo scopo di diffondere l'electro swing. Fino al 2012 abbiamo suonato solo in territorio nazionale, successivamente con l'uscita dell'album abbiamo iniziato a suonare anche all'estero. Abbiamo già suonato in Inghilterra, dove siamo molto apprezzati come in Francia e in Germania e Svizzera.
Prima di venire a Perugia siete stati a Mantova, Firenze e Senigallia. Qui in Italia che tipo di feedback avete avuto fino ad ora? Gli italiani sono un pubblico molto attivo e pensiamo di averlo reso felice, quindi siamo felici anche noi.
E’ stata l’Agenzia Ludwig Sound ad organizzare il vostro tour italiano, cosa pensate della cooperazione con Ludwig Sound e quali sono i progetti futuri? Siamo molto soddisfatti della nostra agenzia, nonostante sia giovane, è decisamente pro per noi. A Marzo registreremo il prossimo album per poi iniziarlo a promuovere nella stagione estiva, torneremo sicuramente in Italia!
Cosa state organizzando per il 18? Sarà davvero necessario immergersi negli anni 20? Il nostro show non si limita ad una semplice esibizione sonora, ma è completata da coreografie riprese dall'epoca anni' 20 e '30, affiancate dai costumi dell'epoca e ci proponiamo di fare immedesimare tramite la nostra performace il pubblico in un'atmosfera magica, che profuma di retrò! Poi, ecco, non vogliamo aggiungere altri particolari: sarà meglio esserci per vivere la serata di persona e al 100%.
Come si può definire l'electro swing? Si potrebbe definire una combinazione di elementi folk con dei beats Electro. Naturalmente la particolarità di questo genere è che esistono varie diramazioni. Esiste l'electro swing che si ispira a musica come drum'n'bass come Farrapo oppure l'electro swing che ha sonorità più melodiche come Rosantique o Cab Canavaral fino allo swing house, in merito possiamo ricordare artisti come Tony Maroni o Grant Lazlo. La cosa più importante è che con l’electro swing è impossibile annoiarsi.


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Floriana Lenti

martedì 10 dicembre 2013

Luca Aquino al Bad King di Perugia...



“Ho cominciato a suonare a vent’anni, avevo una tromba vecchia, ho iniziato a soffiarci dentro e per magia è uscito il suono quasi immediatamente”. Inizia così il racconto di Luca Aquino trombettista, flicornista e compositore di Benevento che mercoledì 11 dicembre sarà ospite al Bad King per un concerto live insieme a Carmine Ioanna. “All’inizio ho preso lezioni da un barbiere ex trombettista, poi ho partecipato ai seminari con Paolo Fresu e da lì è partita l’avventura. Soffiare in quel tubo d’ottone è stato bellissimo… a tal punto che da dieci anni è diventato un lavoro”.
Sono vari gli artisti con cui hai collaborato, nello specifico è suadente il pezzo realizzato con Lucio Dalla. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
Lucio Dalla è stata una persona generosa, disponibile… un vero jazzista. Registrai Chiaro in Norvegia con tre artisti norvegesi e lui era stato invitato per la neo etichetta Tùk Music di Paolo Fresu. Gli proposi di cantare ‘La Mer’, mi diede del matto, disse di non aver mai cantato in francese, ma che lo sapeva parlare. In realtà non era vero, aveva un’interprete che gli spiegò tutto, e alla fine Dalla fece un lavoro formidabile. Mi invitò poi nel suo studio di registrazione ed incidemmo il pezzo. La nostra collaborazione è proseguita anche con Mimmo Paladino. Ciò che mi ha colpito di più di quell’esperienza è che non ci si deve prendere troppo sul serio.
Qual è l’esperienza più interessante che hai vissuto a livello artistico?
E’ stata un concerto di tre anni fa a Roccella con Enrico Rava e Jon Hassel, per me quest’ultimo è sempre stato un punto di riferimento ed incontrarlo sul palco è stato davvero emozionante, unico.
L’ultimo progetto è ‘aQustico’, cosa trasmette?
L’attuale progetto di ‘aQustico’ (con la Q di Aquino) è diverso dai precedenti. Per esempio ‘Icaro Solo’ è stato un po’ ostico, duro, difficile da digerire, pur avendo avuto un ritorno coinvolgente ed entusiasmante da parte del pubblico. Icaro voleva volare senza bruciarsi le ali… ‘aQustico’ invece trasmette più gioia, più felicità. Insomma, vedo che la gente si diverte.
Nella tua biografia si legge che in musica come nella vita attribuisci pari importanza al suono e al silenzio. Perché?
Sì, questo concetto fa parte della scuola di Miles Davis: la musica è bella se poi c’è il modo di rifletterci su. Una nota si assapora veramente quando è seguita da una pausa. Questo accade anche quando si chiacchiera. Una persona può dire mille cose interessanti, ma è il silenzio che da eco a quello che di bello vuole comunicare.
Cosa stai progettando adesso?
Ho in cantiere la realizzazione di un tributo molto largo ai Doors, non voglio fare cover, ma qualcosa che riesca ad evocare il loro messaggio.
Sperimenti vari generi musicali, diverse melodie, spazi dal jazz all’elettronico, cosa ti piace di più?
A me piace tutta la musica, ma per indole preferisco quella meno rigida, senza tanti paletti, quella più libera.
Mercoledì 11 dicembre ti esibirai al Bad King con Carmine Ioanna… Cosa avete in mente di realizzare?
Abbiamo una serie di sorprese in realtà… Dal 2012 sono entrato in pianta stabile nel quartetto di Manu Katchè, ma suonare in due ha tutto un altro fascino. Con Carmine Ioanna, grande pianista e fisarmonicista, stiamo portando in giro ‘aQustico’, siamo molto affiatati e sono sicuro che ci divertiremo. Beh, direi che lasceremo il segno.


Floriana Lenti

venerdì 6 dicembre 2013

8 dicembre: Dedicazione della Chiesa di San Pio da Pietrelcina



“La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo” Mc 12, 1-12. Sono queste le Parole della Sacra Bibbia messe alla base della nuova Chiesa dedicata a San Pio da Pietrelcina che domani aprirà per la prima volta le porte alla tutta la comunità. Nel 2010 fu posta la prima pietra lì dove non c’era niente, solo una distesa di erba. E forse non è un caso che ciò sia accaduto proprio nel luogo più basso tra Castel del Piano e Pila. Ora è pronto il Santuario e sembra quasi voler arrivare al cielo e rendere omaggio alla Vergine Maria nel giorno dell’Immacolata Concezione. E data la forma semi circolare della struttura, si sente forte l’abbraccio del Padre verso i fedeli dell’Unità Pastorale di Castel del Piano, Pila, Bagnaia e Pilonico Materno che per anni hanno dato il proprio contributo ed impegno per realizzare “una grande casa in cui sentirsi accolti e amati, in cui ascoltare ed essere ascoltati, in cui ringraziare il Signore e trovare conforto nei momenti di difficoltà”. Il nuovo complesso interparrocchiale, si legge in una nota, “accoglierà tutti, in particolar modo le persone bisognose di un incontro per essere sostenute moralmente e materialmente attraverso la Parola di Dio e la carità degli uomini”. E parrocchiani continuano: “E’ una gioia immensa per noi poter inaugurare questa Chiesa ed è sorprendente come il Signore ci abbia dato la forza di crederci e di ‘costruire’ insieme un’opera di tutti. Sicuramente ciò che ha fato la maggiore spinta è stata l’adorazione perpetua che da oltre sette anni va avanti a Castel del Piano. Questa settimana è stata intensa e ricca di incontri, preghiere, testimonianze vive che hanno scalfito i nostri cuori e che ci hanno donato il desiderio di riconoscerci in un progetto in cui è viva e presente la Croce che noi portiamo e accettiamo con gioia affidandola continuamente al Signore”. Nel 2010, poi, accadde che in punto di morte il giovane Lorenzo Minotti ebbe una sorta di ‘visione mistica’, confidata a Don Francesco Buono, parroco dell’Unità Pastorale: "Perché ti preoccupi? Io so che la chiesa sarà realizzata, l’ho già vista", disse in sostanza il ragazzo al sacerdote, sorpreso dall’accaduto. Perché quella chiesa da dedicare a Padre Pio, al momento della malattia di Lorenzo, esisteva solo nella mente di Don Francesco, che non ne aveva parlato con nessuno. Le coincidenze singolari non si limitano a questo evento: "Pochi attimi dopo che Lorenzo è spirato — racconta il padre Vincenzo — Don Francesco ha ricevuto una telefonata, in cui veniva informato che il progetto per l’edificazione del santuario aveva ottenuto il nulla osta". E domani è il grande giorno: l’appuntamento è alle ore 15.30. Sarà l’arcivescovo Monsignor Gualtiero Bassetti a presiedere la solenne celebrazione della Dedicazione della chiesa del nuovo Complesso interparrocchiale “San Pio da Pietrelcina”. Saranno presenti i rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro e si prevede un afflusso numeroso di fedeli che giungeranno da tutta l’Archidiocesi. Per l’occasione saranno posti esternamente nel piazzale d’ingresso dei maxi schermi per consentire a tutti di seguire la Santa Messa. A seguire ci sarà la festa dell’oratorio e i ragazzi che frequentano il catechismo e del laboratorio di creatività “Il meglio di te” si esibiranno cantando e recitando, portando in scena anche spezzoni del Musical “Il regno della gioia”. Alcuni hanno dichiarato “Stiamo organizzando anche una sorpresa, l’emozione è tanta e vogliamo divertirci in un giorno che rimarrà vivo nei nostri ricordi e in quelli di don Francesco Buono e dei nostri genitori”. Nella nuova Chiesa ci saranno tutti i Santi dell’Umbria, l’altare ha le dimensioni della Sagra Sindone e nulla è lasciato al caso. La direzione dei lavori è stata affidata all’ingegnere perugino Paolo Fringuelli e l’esecuzione dell’opera alla “EdilUmbria” e a tante altre ditte locali, «perché la Parrocchia, in questo tempo di crisi, – sottolinea il parroco don Francesco Buono – ha voluto far lavorare più persone possibili. Un grazie sentito ai tecnici, agli operai, alle Autorità civili e religiose e ai semplici e preziosi dipendenti, oltre ai nostri cari che pregano dal Cielo. Tutti sono stati chiamati a comporre questo meraviglioso mosaico dell’Amore di Dio». L’intero Complesso si sviluppa su una superficie di terreno di circa tre ettari, di proprietà della Parrocchia. Tale terreno è stato donato da una benefattrice, molto devota a San Pio da Pietrelcina e moglie del dott. Mario Sanvico. Il Complesso si compone di due unità immobiliari: la chiesa e l’edificio pastorale. Il primo immobile è composto, oltre che dall’Aula Liturgica con posti a sedere per una capienza complessiva di oltre 1.000 fedeli, dalla penitenzieria, sacrestia e servizi. Al piano interrato si trovano la cripta, i locali del Centro Caritas, un grande ambiente dove sarà esposto il presepe permanente, i magazzini e locali vari. Nell’edificio pastorale, al piano terra, troverà sede l’Oratorio con un grande salone, una decina di aule per il Catechismo e i servizi; al primo piano si trova un grande ambiente per il “Santuario della Parola”, l’Accoglienza-Canonica e i servizi. Infine, al piano seminterrato verranno realizzati un salone polivalente, con annessi delle aule per attività di laboratorio, una cucina e ambienti di servizio. L’architettura della chiesa con un forte richiamo alla santità «La struttura della Chiesa – spiega l’architetto Eugenio Abruzzini, – è principalmente costituita da una cupola a forma ovale sostenuta da quattro colonne in acciaio di forma dodecagonale in memoria dei dodici apostoli e segnate con il nome dei quattro evangelisti. La struttura di copertura è stata realizzata con travature e archi in legno lamellare; il cupolino finestrato, che arriva alla quota di metri 20, è sormontato da una croce cuspidale alta 4 metri in acciaio con pavoni, segno di bellezza.

Il fonte battesimale, scavato in marmo bianco di Carrara e posizionato all’ingresso dell’aula liturgica, poggia su una tarsia in marmo azzurro e bianco, che ricorda le acque del Giordano ed è del tipo con vasca ad immersione, con movimento dell’acqua per esondazione dal pesce di San Pietro; ai lati sono realizzate due acquasantiere e la custodia degli oli santi. La pavimentazione dell’Aula Liturgica è in marmo, con la corsia, che porta all’altare, decorata a tappeto con il nome dei dodici apostoli.

L’altare è realizzato in travertino romano classico, la cui pietra ricorda il sepolcro di Gesù; il basamento, in marmo rosso Francia in memoria del sangue e dell’acqua del costato di Cristo, poggia su una predella, che con un gioco di marmi rappresenta la croce fiorita. Infine, appesa in alto al centro dell’altare, vi è una croce, che è una riproduzione foto-artistica reale della famosa “Croce di San Damiano” quella che parlò a san Francesco. Nella penitenzieria è presente un grande crocifisso scolpito in legno di alto pregio, quello venerato da Madre Speranza: l’Amore Misericordioso».

Ma quel che più conta è lo spirito che ha guidato tutta la realizzazione e l’impegno di don Francesco Buono che sottolinea lo scopo di tale impresa: “andare verso gli ultimi, incontro agli emarginati nel corpo e nello spirito, nelle periferie della società”.



Floriana Lenti

venerdì 15 novembre 2013

Una nuova stagione Jazz

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Si dà il via lunedì 18 ad una nuova stagione musicale afroamericana firmata “Jazz Club Perugia”. L’appuntamento di start sarà con il “Jim Black Trio” nella splendida cornice dell’Oratorio Santa Cecilia alle 21 e 30. Tra un brano e l’altro si potrà ripercorrere l’intera storia del Jazz Club che affonda le radici nel lontano 1955, ma che avrà senz’altro un sapore del tutto originale ed un profumo di rinnovata creatività che si dispiegherà anche negli appuntamenti a seguire: in cartellone si contano in tutto otto concerti, che si alterneranno tra il Santa Cecilia e l’Hotel Giò e proseguiranno fino ad aprile prossimo.
Gli amanti del jazz -e non solo- potranno immergersi in un clima brioso e ricco di freschezza, potranno godere della presenza di artisti di fama internazionale, ma anche di personaggi meno noti seppur estremamente validi.
Manuele Morbidini, attuale direttore artistico del Jazz Club Perugia, nonché musicista eccelso di sax alto della Perugia Jazz Orchestra, ci tiene a sottolineare: “E’ straordinario il clima di collaborazione nato nell’ultimo periodo, organizzatori di eventi e musicisti finalmente iniziano ad andare in un’unica direzione, il pubblico sicuramente potrà percepire questo passaggio. Quella che si aprirà lunedì è una winter season nella quale dimostreremo impegno e devozione per un genere musicale che vede l’Umbria primeggiare da anni… Mi piace pensare però che stiamo tracciando i primi passi non solo di una stagione, ma di un percorso che andrà oltre l’inverno”. Morbidini prosegue: “Al centro di tutto il nostro lavoro ci sono sempre e comunque gli spettatori, desideriamo siano soddisfatti e sempre più fidelizzati ad un genere musicale che non smette mai di stupire ed incantare”.
Ritornando a lunedì, sarà irrinunciabile la performance di Jim Black, famosissimo batterista di Seattle che si esibirà insieme al giovanissimo austriaco Elias Stemeseder al piano e il quotatissimo strumentista americano Thomas Morgan al contrabbasso. Il trio darà voce ad un concerto fatto di sonorità uniche: si viaggerà dallo swing passando per l’elettrico e arrivando anche al rock… il tutto sarà mescolato e condito con ironia, verve e sana improvvisazione. Lo spettacolo, in sostanza, sarà unico e ciò che rimane da fare è ascoltare con passione.

Giovedì 28 Novembre 2013 – ore 21,30 Auditorium Hotel Giò Jazz Area Willie Jones III Quintet featuring Jim Rotondi & Piero Odorici Jim Rotondi – tromba Piero Odorici – sax tenore Danny Grissett – piano Darryl Hall – contrabbasso Willie Jones III – batteria Biglietto: € 15,00 (include appuntamento enogastronomico a buffet con inizio ore 20,15) 

Venerdì 20 Dicembre 2013 – ore 21,30 Auditorium Hotel Giò Jazz Area The Harlem Gospel Choir sings Stevie Wonder Biglietto: € 20,00 (include appuntamento enogastronomico a buffet con inizio ore 20,15) 

Giovedì 16 gennaio 2014 – ore 21,30 Oratorio Santa Cecilia Renzi – Senni – Weinstein. Matt Renzi – sax tenore, clarinetto Stefano Senni – contrabbasso Jimmy Weinstein – batteria Biglietto: € 10,00 

Martedì 4 Febbraio 2014 – ore 21,3 Oratorio Santa Cecilia Max Andrzejewski’s Hutte Johannes Schleiermacher – sax tenore Tobias Hoffmann – chitarra Andreas Lang – contrabbasso Max Andrzejewski – batteria Biglietto: € 10,00 

Venerdì 28 Febbraio 2014 – ore 21,30 Oratorio Santa Cecilia Larry Willis Trio Larry Willis – piano Steve Novosel – contrabbasso Billy Williams – batteria Biglietto: € 10,00 

Lunedì 10 Marzo 2014 – ore 21,30 Auditorium Gio’ Jazz Area Chihiro Yamanaka Trio Chihiro Yamanaka – piano Mauro Gargano – contrabbasso Mikey Salgarello – batteria Biglietto: € 15,00 (include appuntamento enogastronomico a buffet con inizio ore 20,15) 

Venerdì 25 Aprile 2014 – ore 21,30 Oratorio Santa Cecilia Ches Smith and  these Arches featuring Tim Berne, Tony Malaby, Mary Halvorson, Andrea Parkins Tim Berne – sax alto Tony Malaby – sax tenore Mary Halvorson – chitarra Andrea Parkins – fisarmonica Ches Smith – batteria


Manuele Morbidini è nato a Perugia nel 1983, si è diplomato in sassofono con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Musica di Perugia sotto la guida di Mario Raja. Nel 2006 ha inoltre conseguito con lode il diploma accademico di II livello presso lo stesso conservatorio. Successivamente ha proseguito i propri studi frequentando le lezioni di Franco D’Andrea, Bruno Tommaso, Lee Konitz, James Newton, Ralph Alessi, Tony Malaby, Muhal Richard Abrams, Roscoe Mitchell. Al tempo stesso ha conseguito con lode la laurea specialistica in filosofia presso l’Università degli Studi di Siena, discutendo una tesi sulla musica di Aldo Clementi. Attivo professionalmente in vari contesti musicali, tanto di area jazzistica quanto di provenienza colta, a fianco dell’attività concertistica si dedica stabilmente all’insegnamento e alla ricerca. Oltre a dirigere formazioni a proprio nome, con cui si è esibito in numerosi festival e teatri italiani e internazionali, è tra i fondatori della Perugia Jazz Orchestra.


Floriana Lenti

mercoledì 6 novembre 2013

Distilleria a vapore... Intervista ad un insolente quartetto folk




Immaginate due ragazzi seduti su una panchina a parlare del futuro. Hanno tanti dubbi, ma anche un sogno da realizzare. Ed il sogno è tanto grande da coinvolgere altre due persone. E’ così che è nato Un insolente quartetto folk dal nome stravagante e altamente alcolico “Distilleria a vapore”. Il leader della band, ragazzo altissimo, magrissimo e umbro d’adozione e originario di Ascoli Piceno, Federico Catani, voce e chitarra della band ci ha raccontato com’è nato il gruppo e quali sono i progetti futuri.
Perché “Distilleria a Vapore”?
A tutti piace bere, in tutti i Paesi si distilla e a noi piace distillare musica per ubriacare con le nostre sonorità la gente e farla ballare. Preferiamo suonare in locali intimi e accoglienti perché vogliamo sentire il respiro del pubblico, perciò siamo partiti con arrangiamenti acustici scegliendo di eliminare la batteria.
Che genere di musica fate?
Sin dagli esordi, dal 2011 nell’esattezza, proponiamo brani di De Andrè, Guccini, Vinicio Capossela, ma anche della Bandabardò, dei Modena City Ramblers, dei Folkabbestia, dei Los Delinquentes e tanti altri; ma non facciamo cover, riadattiamo completamente i brani in chiave folk dando vita spesso ad un groove del tutto nuovo.
Come vi disponete sul palco? Facci una presentazione dei componenti
L’unica componente donna e pietra miliare del gruppo è la perugina Francesca Piazza, ha una splendida voce e suona la tastiera ed il kazoo. All’altra chitarra, al basso e all’ukulele c’è Claudio Cauzillo di Potenza. Infine e non meno importante c’è il tarantino Giuseppe Tarsia, è lui che scandisce il ritmo con cajon, congas e tamburi a cornice.
Dopo il successo riscosso durante l’estate, quali progetti avete?
In questi giorni siamo impegnati nella realizzazione di un progetto innovativo, stiamo strutturando, studiando e costruendo il nostro album che vedrà la luce a gennaio 2014. Il titolo è ancora misterioso, sarete i primi a cui lo diremo… Possiamo però anticiparvi in esclusiva che incideremo anche quattro nostri brani inediti, uno racconta di una festa alla quale si presentano amici e amici di amici e amici di amici di amici, insomma, tantissimi sconosciuti che alla fine della serata collassano sfiniti o si dileguano, ed è il padrone di casa a dover raccogliere i cocci! Ma questo è solo un sintetico assaggio, il nostro obiettivo è continuare a suonare per divertirci e divertire. Siamo davvero soddisfatti quando dopo un nostro concerto la gente torna a casa ubriaca di felicità.


Floriana Lenti

mercoledì 9 ottobre 2013

Ellade Bandini a Perugia



“Sono un musicista da turismo, sempre in viaggio, in ogni posto mi piace fermarmi, suonare, ascoltare. Spero che il futuro, anche se non è prevedibile, sia uguale al presente perché mi piace quello che faccio”. E’ così che Ellade Bandini, loquace, affabile, umile, storia della batteria nella musica italiana e non solo, si è presentato.
Oggi sarà a Perugia e terrà alle 17:30 un incontro/stage con batteristi, musicisti e giovani amanti della musica, in serata si esibirà sempre al Bad King con altri due artisti. Cosa si aspetta dai giovani che verranno ad incontrarla? Parleremo dei miei cinquant’anni di attività, darò ai ragazzi dei suggerimenti, ma sicuramente cercherò di lasciare ad ognuno di loro messaggi di speranza; loro che si aspettano questo da me. Cercano parole d’incoraggiamento perché la situazione in cui vivono è abbastanza spiazzante. Ci sono più insegnanti che allievi e ci sono più scuole che gruppi musicali. Il mestiere di batterista è già finito a meno che non accada un miracolo che capovolga le cose. Oggi tutti si aspettano di vedere pratiche musicali super tecniche, cose che io non so fare. Si suona per le emozioni, suonare solo per i batteristi è una cosa a mio avviso inutile. Sono molto curioso però di ascoltare i giovani e sono convinto che avrò molto da imparare.
Al Bad King ogni mercoledì suonano musicisti molto bravi, non sempre conosciuti; lei rappresenta un’eccellenza e questa sera si potrà assistere ad un evento unico. Per la prima volta si potrà assistere all’esibizione di un trio originale: lei, Joe La Viola (sax) e Nik Mazzucconi (basso). Cosa ne pensa?
Sono davvero contento. Oggi chi ha dei locali fa sempre fatica a creare eventi interessanti. Sono stato contattato da Juri Pecci e da Antonio Ballarano, artisti ormai noti in Umbria, ed ho risposto con entusiasmo al loro invito. Non sono un batterista da competizione ed il mio obiettivo è divertirmi. Insieme a Joe La Viola e a Nik Mazzucconi ho già suonato, questa sera li rivedo, mi sono inserito nel loro duo con lo scherzo e so che su quel palco potrà succedere di tutto. Capita, se nasce la vera intesa, che si prenda il volo... Sia Joe La Viola che Nik Mazzucconi sono eccelsi musicisti, vantano collaborazioni artistiche nazionali e internazionali e non vedo l’ora di dare vita alla vera Contamination Live.
Ha collaborato con grandi musicisti italiani come Guccini, Conte, Branduardi, De Andrè, De Sio, Capossela, Mina, Jannacci, ma anche internazionali tra cui Phil Woods, Lee Konitz, Ray Bryant, Carl Fontana, Tony Scott, Mike Melillo. Qual è stata l’esperienza per lei più significativa?
A livello di tournée sono molto legato ad Edoardo Bennato. Negli anni ’60 ho avuto un momento di crisi e per cinque anni ho seguito Al Bano per il mondo. Dopo aver inciso 877 lp ho deciso di viaggiare ed è stata la scelta migliore che potessi fare. Quello che conta per me non è la fama dell’artista, ma la possibilità di esprimersi. Ognuno degli artisti con cui ho suonato mi ha dato tantissimo e con ognuno conservo ricordi indimenticabili, porto con me i loro caratteri ed io stesso suonando con loro mi sono trasformato. Non ho mai cercato il successo, a me interessa suonare. Sono fortunato, mia sorella Esperia mi sostiene nel percorso artistico e ho alle spalle una famiglia straordinaria che mi ha consentito di diventare quel che sono. Vengo da un passato in cui ci si esibiva nelle balere, che erano la vera palestra musicale. La musica è fatta di armonia, melodia e ritmo, e il ritmo non deve mai coprire le altre due. Bisogna lavorare sulla creatività. Quello che ho imparato è che adesso ciò che conta veramente è essere riconoscibili.
Floriana Lenti

lunedì 30 settembre 2013

Auguri mamma!!!


Oggi la persona più dolce dell'universo compie 60 anni. Vorrei ricoprirla di baci e dirle che le sono infinitamente grata per tutto il tempo e le attenzioni che mi ha dedicato e che mi dedica... Vorrei abbracciarla forte e sussurrarle nell'orecchio che la amo smisuratamente... e sì, vorrei saperle dimostrare che è davvero la più importante per me! Mamma, 700 km di distanza non mi impediranno di urlarti TANTISSIMI AUGURIIIIIIIIIIIIII!!!

sabato 27 luglio 2013

Non solo dolcezza... Altrocioccolato 2013

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La dolcezza si sposta a Città di Castello. Tutti i golosi che cercano di gustare delizie buone sia per il palato che per l’umanità, quest’anno dovranno passeggiare nel territorio dell’alta valle del Tevere. In occasione della tredicesima edizione di Altrocioccolato, kermesse promossa da Umbria Equosolidale, svariate sono le novità, a spiegarle il Presidente Gianluca Mannucci: “La nostra nasce come una manifestazione itinerante che toccherà vari territori dell’Umbria: fino al 2015 sarà Città di Castello ad ospitarci dove, grazie al lavoro portato avanti dalla Botequita del commercio equo, esiste già una rete promozionale forte. Quest’anno, Altrocioccolato aderirà alla campagna mondiale “Banning poverty 2018” e sarà proprio la povertà il tema al centro dell’evento. Inoltre – ha detto ancora Mannucci – c’è una nuova campagna di comunicazione: lo slogan della manifestazione sarà “Verso un futuro equo e più dolce per tutti” ed il simbolo è rappresentato da un trenino che trasporta un quadretto di cioccolato e che esplicita l’idea di movimento e la volontà di diffondere un nuovo modello economico e di sviluppo che faccia dell’equità e della sostenibilità i valori fondanti della società futura”.
Il coordinatore di Altrocioccolato Mecozzi ha annunciato le collaborazioni in atto con Aboca e con la Fiera delle utopie concrete di Città di Castello. Il filosofo Karl Ludwig Schibel  ha evidenziato: “Il commercio equosolidale è un’utopia concreta, fattibile ma ancora minoritaria, quindi ci sentiamo molto vicini a quelli che sono i valori cui fa riferimento. Per questo lavoreremo per adeguare Altrocioccolato agli standard che la Regione ha stabilito per attribuire il marchio di “Ecofesta” riducendo al minimo l’impatto che la manifestazione ha sull’ambiente che la ospita”.
Anche il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta ha sottolineato: “Altrocioccolato non è un evento contro qualcosa, ma semmai è a favore di tutta una serie di valori che sono importanti e da noi condivisi: giustizia sociale, rispetto del lavoro, equità e sostenibilità sono aspetti fondamentali specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo visto che ci parlano di un futuro possibile e soprattutto più giusto per tutti”.
E a pochi mesi dalla firma del protocollo d'intesa che ufficializza la collaborazione tra il Comune e la manifestazione di Umbria Equosolidale, Città di Castello sarà colorata di dolcezza da tutte le centrali di importazione equosolidali italiane e dai cioccolatieri che usano materie prime da filiere etiche e per tre giorni le strade si riempiranno di quel cioccolato capace di fare bene al cuore, all’umore e all’economia.


Floriana Lenti

Il programma su http://www.altrocioccolato.it/

mercoledì 24 luglio 2013

Un rivoluzionario... Don Milani

“Bisogna dare la terra a chi ha il coraggio di lavorarla, bisogna dare la case coloniche a chi ha il coraggio di abitarle, bisogna dare le bestiame a chi ha il coraggio di ripulirgli la stalla ogni giorno. I boschi appartengono a chi ha il coraggio di vivere in montagna. Bisogna recuperare tutte le ricchezze che per secoli sono partite dalla terra verso i salotti cittadini, bisogna buttarle ai piedi dei contadini e supplicarli di perdonarci. Ma anche per questo è già troppo tardi”. Queste parole non sono di un guerrigliero sudamericano e nemmeno di un rivoluzionario marxista, sono di un sacerdote toscano di 25 anni: Don Lorenzo Milani.

Cosciente che tutto debba partire dalla scuola, consapevole dell’importanza dell’istruzione e del potere della cultura, Don Milani diventa prima di tutto insegnante. In classe non espone crocifissi perché sovente ripete “La scuola è di tutti e per tutti” e “Con la scuola non potrò farli cristiani, ma potrò farli uomini”. Le sue lezioni iniziano con la lettura del giornale tra i banchi dove invita direttori di testata a parlare dei fatti che accadono e dove spinge alunni e cittadini alla cruda riflessione sull’utilizzo delle parole. Sconvolge le regole dell’insegnamento e inizia a suscitare nei giovani l’attenzione per la politica. L’aprile del 1948 per don Milani è una data determinante vista la sua adesione alle idee della Democrazia Cristiana “E’ stato vincere la mia grande sconfitta”. Il sacerdote toscano divide in due i consensi: per alcuni è amatissimo, per altri odiatissimo; per la Chiesa inizia a diventare troppo ribelle, spesso, addirittura scomodo.

A San Donato Calenzano il sacerdote costruisce una comunità, dove ogni regola gerarchica viene sconvolta. Inizia a vivere in povertà e viene sempre più emarginato dalla Chiesa, si avvicina al sindaco di Firenze Giorgio La Pira con il quale imposterà un’amicizia fatta di condivisioni morali e politiche. Nel 1958 pubblica “Esperienze pastorali”, testo molto contestato e difficile da accettare in un’Italia uscita da poco dalla Guerra Fredda. Viene mandato a Barbiana, piccolo paesino con poche famiglie molto povere che vivono tra i campi e animali, ma don Milani crea una scuola controcorrente e convince i genitori con ogni mezzo a mandare a lezione i propri figli. L’esperienza della scuola di Barbiana attira sull’Appenino toscano insegnanti italiani e stranieri, gente della cultura e personalità della politica. Il messaggio non passa inosservato, e a Barbiana arrivano critiche, intimidazioni e persino minacce di morte. Nel 1965 arriva nella piccola cittadina anche un giovane dirigente del PCI, Pietro Ingrao. Don Milani si schiera a favore dell'obiezione di coscienza. Nel 1967 Don Milani pubblica “Lettera a una professoressa” scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana. Il testo viene interpretato come un atto di accusa al sistema scolastico italiano e scuote ulteriormente i pareri della Chiesa e di tutta la società. L’unico a sposare interamente le idee di Don Milani è Pier Paolo Pasolini. Passa molto tempo affinché il libro diventi uno dei testi sacri del ’68 italiano. Racconta Mario Capanna che nei giorni della contestazione si facevano letture di gruppo del libro e seminari sui temi dello studio critico e dell’importanza della conoscenza per la trasformazione del mondo. A soli 44 anni, il 26 giugno del 1967, Lorenzo Milani si spegne. Il suo pensiero, i suoi scritti e la sua professione diventano esempi da seguire anche e soprattutto in Umbria. Aldo Capitini, filosofo pacifista, propugnatore della Marcia per la pace Perugia-Assisi vede nel sacerdote toscano un “insegnante di nonviolenza” e tra loro nasce uno scambio interessate fatto di dialogo, progettazione e stima. Don Milani nei suoi scritti ripercorre le guerre degli ultimi 100 anni e si appella a due capisaldi: il Vangelo e la Costituzione italiana.

giovedì 13 giugno 2013

Marmellata di prugne


C’è un fascino particolare nell’ascoltare i ricordi di una donna anziana dalla voce leggermente spezzata e dalla pelle raggrinzita. Col senno di poi si capiscono tante cose, si dà il giusto peso alle persone incontrate lungo il cammino, si ritrova il senso di amori e sofferenze, di abitudini e difficoltà… Le parole si susseguono e a volte si ripetono come a voler intrappolare il vissuto dandogli ancora più veridicità. E poi si sa, gli anziani esprimono più volte lo stesso concetto, nonostante la lucidità. Immaginate una signora di novant’anni di fronte ad una tazza di tè e ad una fetta di pane nero ricoperto da uno strato di marmellata di prugne, seduta su una sedia ricoperta di stoffa gialla ruvida e vi ritroverete dentro il libro di esordio della scrittrice umbra Patrizia Fortunati. Il linguaggio semplice e scorrevole consente al lettore di accomodarsi proprio davanti alla protagonista, voce narrante, Lyudmila. L’estate è la stagione predominante: è durante i mesi caldi che per la prima volta, da piccola, venne in Italia per una vacanza terapeutica. Nata nel 1986, in una regione della Bielorussia diventata a tutti nota per il disastro nucleare di Cernobyl, si catapulta in una realtà tutta nuova, fatta di esperienze e di incontri che segneranno il resto della sua vita. Lyudmila si disintossica non solo dalle scorie nucleari, ma anche da una mamma naturale che non le ha mai saputo mostrare affetto. E proprio durante le vacanze, ogni anno fino al raggiungimento della maggiore età, Lyudmila scopre una vita fatta di cure, attenzioni e premure. La famiglia che la ospita diventa il cardine su cui costruisce il suo carattere e costituisce esempio di un modo nuovo di relazionarsi. Nel libro “Marmellata di prugne” (Editore Ali&No) sono descritti straordinariamente due uomini: il primo è il marito della protagonista, sposato per amore, dal quale nasceranno due figlie, ma con il quale non sarà facile convivere dato il suo essere violento e alcolista. Ed il secondo uomo, sposato per interesse, ma amato a tal punto da lasciare un incolmabile vuoto al momento della sua morte. Le donne del testo sono descritte delicatamente e senza troppi dettagli e sembrano quasi creare una costellazione che ruota sincronica intorno a Lyudmila.
Alcuni elementi del libro rimangono particolarmente impressi: un rossetto, mazzi di fiori e una croce che simboleggia perdita e sofferenza, ma anche rinascita.
Lyudmila esiste realmente, la famiglia della scrittrice l’ha ospitata per diverse estati; e come lei ce ne sono altre venute in Italia con pochi vestiti e gli occhi colmi di paura e di desiderio di affetto. Tra realtà e fantasia ci si immerge in una storia ricca di storie e quel che rimane è il retrogusto dolciastro di una marmellata di prugne pronta a saziare lo stomaco e a coccolare la mente.



                                                                                         
Nata a Terni nel 1972. Laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Perugia. Ha lavorato per anno come direttrice del Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Terni e per i successivi dieci anni come consulente del Comune di Terni per le politiche sociali.

Una delle prime frasi di senso compiuto pronunciate da Lyudmila: “Questa Italia scotta come il forno quando Angela fa la pizza grassa”.

“Marmellata di prugne” Editore Ali&No (collana Le maree). Data di uscita aprile 2013

domenica 7 aprile 2013

Cosa accade dietro le quinte? I segreti della settima arte


Scorrevole, divertente e intriso di suggestioni il libro di Mirco Gatti “…intanto Johnny Depp non sbaglia un film”, pubblicato dalla casa editrice Midgar. Il testo è fatto di storie in una storia che racconta dieci anni di esperienza vissuta con passione e devozione di fronte al grande schermo. Certe strade sembrano tracciate sin dall’infanzia, sembra che ci sia già un percorso definito ed una meta chiara dove arrivare, stesso itinerario che l’autore ha ereditato da un padre professionale ed attento e ha condiviso con un fratello tenace. Mirco Gatti riesce a stupire e a far riflettere ricordando persone che a Perugia hanno lasciato il segno, soffermandosi su questioni sociali e politiche che non poco hanno influito sul suo lavoro, ma anche rivelando quanto sia cambiato il mestiere di proiezionista in un solo decennio: “Con l’avvento del digitale mi sento di far parte di un'era che non tornerà più, di trovarmi in mezzo a due periodi storici. Uno l’ho conosciuto grazie a mio padre, l’altro lo sto vivendo in questo momento, mentre la pellicola è in procinto di andarsene per sempre e con lei i proiezionisti e i proiettori. Guardandoli, non posso fare a meno di pensare alle altre attrezzature storiche alle quali abbiamo dovuto dire addio, come i vinili e i giradischi, i mangianastri con le loro musicassette. Davanti a me, un vecchio proiettore “Veronese” e “Cinemeccanica”, che sembrano prendere vita per convincerci a non abbandonarli…”. Una grande passione trasferita sulle pagine del “Diario di un proiezionista” narra del “Cinegatti” nato nel 2001 e del Teatro del Pavone, storica “arena” perugina. Mirco Gatti, figlio di Giuseppe Gatti proiezionista dal lontano 1954, scrive senza veli e ghirigori, introduce i lettori nel mondo di dl vero cinema fatto di sfide ed emozioni confessando di esserne stato stregato a tal punto da sembrare distratto di fronte a volti particolarmente “cinematografici”. “…intanto Johnny Depp non sbaglia un film” parla anche di viaggi, di sacrifici e di una sfida ancora aperta in una città che s’è lasciata risucchiare da periferie e multisale. Il cinema vero è ancora possibile vederlo a Perugia? Beh, a quanto pare sì, ma bisogna rimanere attaccati come fa l’autore all’amore per l’intimità di un luogo senza tempo, a sedie pieghevoli a volte scricchiolanti (non a poltrone ultra imbottite) e al click che fanno le luci quando si spengono per regalare un sogno.

Mirco Gatti è nato a Perugia nel 1975. Esercente cinematografico e membro del "Collegio dei revisori dei conti" dell'ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema - Sezione dell'Umbria. Nel 2002 ha costituito insieme al fratello Mauro ed il padre Giuseppe, la "CineGatti" (attività cinematografica indipendente) per la gestione delle sale cinematografiche. "...intanto Johnny Depp non sbaglia un film" è la sua prima opera pubblicata.

Fantasia e femminilità fanno “Sogni rosa Lilly”


La primavera si riempie di colori con pietre semipreziose, monili, vetro, perle e madreperle, cristalli, pietre dure e coralli legati insieme da un filo e dal desiderio di creare veri e propri gioielli unici e singolari. Con rifiniture in argento e oro, collane, orecchini, bracciali e spille risultano accessori fondamentali per impreziosire quotidianamente il proprio look. E’ nata per gioco e per passione la collezione di bigiotteria artigianale “Sogni rosa Lilly”, dall’idea di Carmelina Severi, che dichiara: “Spesso di notte mi sveglio perché ho in mente dei motivi da realizzare e mi metto subito al lavoro. All’inizio smontavo e rimontavo determinate collane perché il risultato non era quello immaginato, adesso so cosa voglio ottenere e le mani si muovono con più dimestichezza per raggiungere la perfezione auspicata, eppure, sono consapevole che c’è sempre da imparare…”. Alcuni oggetti richiedono ore per essere realizzati e la ricerca dei materiali a volte è ardua, ma tutte le difficoltà si vanificano quando il gioiello è compiuto. Sono tante le donne che mi chiedono di realizzare collane e bracciali con colori specifici da abbinare a vestiti importanti e per occasioni particolari, e ciò che mi spinge a proseguire con entusiasmo questa esperienza è la loro gratitudine nel ricevere i gioielli richiesti; e poi sanno che sono stati fatti solo per loro e che non esistono cloni” ci racconta Carmelina Severi, laureata in Scienze Geologiche a Napoli e residente in Umbria da quasi trent’anni. Il bello di queste creazioni artistiche, in effetti, sta anche nell’originalità e nell’unicità delle varie ideazione, ed in ognuna di esse stupisce il gioco cromatico ed il modo in cui la luce penetra e si libera dalle superfici dei componenti assemblati. Lo stile è romantico e passionale, “dalla spiccata femminilità” che a dire di Carmelina Severi “non è mai stata il mio forte, ma evidentemente la canalizzo e la esprimo realizzando gioielli. Mi piace anche attribuire dei nomi alle collane più importanti come Lacrima d’amore, fatta da una goccia di cristalli bianchi, da perle, opali e un’agata azzurra molto rara; Rosa Mistica, un colletto di vetro sfaccettato tipo swarovski corredato da una rosa di resina fatta a mano e da opaline; Raggi di Luce, Petali di sole, Deliziosa e Principassa costituite da perline, rose, amatiste, quarzo rutilato, corniole, murrine rosse e nere. Ho scoperto questa passione proprio osservando le varie pietre e adesso, quando le ricerco, perdo la cognizione del tempo”. I cappotti ritornano negli armadi, le t-shirt sostituiscono ingombranti maglioni, sciarpe e cappelli vengono congedati lasciando colli scoperti, ed è questa sicuramente la stagione ottimale per sfoggiare collier e completi, ma l’essenza romantica e la linea classica rendono determinate realizzazioni intramontabili.