lunedì 16 dicembre 2013

Sabrina Ferrero e il fantastico mondo di Otto



Dalla fantasia è nata un’idea, da questa sono nati disegni e parole ed infine è nata Sabrina Ferrero che ha messo insieme tutto. Con colori, ironia sottile, determinazione mescolata a leggerezza e l’indispensabile supporto del suo cane Otto –ignaro di essere un quotatissimo modello- è nata la mostra “Il mondo di Otto” visitabile fino all’8 gennaio 2014 in Via dei Priori 55-56 a Perugia.
“Ho sempre disegnato, mia nonna li chiamava burabacio e burabacio in piemontese significa scarabocchio. Ne ho un’infinità, trent’anni di burabacio che sono cresciuti con me ed ora si animano per raccontare piccole storie a fumetti, fiabe, illustrazioni e riflessioni” spiega l’artista Sabrina Ferrero, torinese ormai trapiantata in Umbria da oltre dieci anni, e continua: “Mi piace osservare quello che mi accade quotidianamente, parto dalla realtà e penso che essa stessa sia un bizzarro sogno ricco di spunti. Il tema principale dei miei burabacio, infatti, è Otto, il mio canide che ha come soprannome Polpi… e non solo, un segugio incrociato con una nutria del Tevere. Posso definirmi dunque a tuttotondo una disegnatrice di canidi, ma non vorrei mai che il mio Otto rimanga solo. Nel suo universOtto ci sono anche tanti buffi personaggi come la gattocometa, la balena rosa e la luna imbronciata. Per la mostra che inizierà domani ho appena terminato una simpaticissima mucca”. E nulla sarà lasciato al caso, Sabrina Ferrero ha pensato proprio a tutto e a tutti. Nell’esposizione ci saranno quadri, idee regalo di ogni tipo e anche un fantastico GiocOtto: un gioco da pavimento di due metri per tre che ha come obiettivo quello di “aiutare Otto a tornare a dormire sul divano”. Tutti i bambini (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 20) potranno dare sfogo alla creatività disegnando quello che desiderano nello spazio Coloreria, ma l’artista ci tiene a comunicare che lo spazio sarà accessibile anche ai “grandi”, soprattutto a quelli che non si sono dimenticati di essere stati bambini.
Da oltre un anno Sabrina Ferrero cura un blog http://burabacio.wordpress.com/ che ha già contato milioni di visite, gli stessi contenuti si possono trovare sulla pagina https://www.facebook.com/burabacio seguita da oltre 700 appassionati del genere, e da pochi giorni è on line il sito http://www.ottopolpi.it/ già cliccatissimo in cui si trovano le news sulla personale “Il mondo di Otto” e tutte le nuove creazioni dell’artista.


Floriana Lenti

domenica 15 dicembre 2013

Mercoledì 18 al Bad King di Perugia si ballerà con l’electro swing anni ’20


Per la prima volta in Italia i Lamuzgueule


“Spolverate il cilindro, arricciate il baffo… si aprono le danze! La premiata ditta Lamuzgueule è in città. Al ritmo dell'electroswing, gli irriverenti pierrot francesi vi portano l'elisir di dolce vita: perciò giovini pulzelle, assicurate le giarrettiere! Con la loro autoironia retrò tutta francese e gag esilaranti i francesini di Grenoble promettono sorprese al pubblico in sala che sicuramente saprà rispondere all'appello preparandosi in maniera adeguata ad immergersi nell'atmosfera di un tempo mai perduto, di gonne che timide s'alzano al vento e di baffi gaudenti e sintonizzati come antenne sulla frenesia del ritmo incalzante che i nostri eroi sapranno sapientemente confezionare”. Questa è la presentazione dei Lamuzgueule che in questi giorni gira su facebook (http://urly.it/2ble) per invitare il popolo della notte ad una serata del tutto originale organizzata da Antonio Ballarano al Bad King di Perugia. Per la prima volta in Italia i Lamuzgueule faranno tappa a Perugia mercoledì 18 dicembre dalle 22 e 30 in poi, ingresso libero. Accompagnati dalla temeraria Carmela Senfett dell’Agenzia Ludwig Sound proseguiranno il loro tour fino al 21 dicembre andando a Milano, Roma e Verona. La formazione dei Lamuzgueule per i prossimi concerti sarà composta di cinque elementi: Charlot Beretta cantante, Goldwin Chester al sax, Popof Reminghton alle percussioni, André Volver alla chitarra e Honoré Volver al basso.
Siete nati da poco, ed è già boom di ascolti. Quando avete deciso di iniziare questo progetto e qual è stata la risposta del pubblico? I Lamuzgueule nascono nel 2011 a Grenoble, con lo scopo di diffondere l'electro swing. Fino al 2012 abbiamo suonato solo in territorio nazionale, successivamente con l'uscita dell'album abbiamo iniziato a suonare anche all'estero. Abbiamo già suonato in Inghilterra, dove siamo molto apprezzati come in Francia e in Germania e Svizzera.
Prima di venire a Perugia siete stati a Mantova, Firenze e Senigallia. Qui in Italia che tipo di feedback avete avuto fino ad ora? Gli italiani sono un pubblico molto attivo e pensiamo di averlo reso felice, quindi siamo felici anche noi.
E’ stata l’Agenzia Ludwig Sound ad organizzare il vostro tour italiano, cosa pensate della cooperazione con Ludwig Sound e quali sono i progetti futuri? Siamo molto soddisfatti della nostra agenzia, nonostante sia giovane, è decisamente pro per noi. A Marzo registreremo il prossimo album per poi iniziarlo a promuovere nella stagione estiva, torneremo sicuramente in Italia!
Cosa state organizzando per il 18? Sarà davvero necessario immergersi negli anni 20? Il nostro show non si limita ad una semplice esibizione sonora, ma è completata da coreografie riprese dall'epoca anni' 20 e '30, affiancate dai costumi dell'epoca e ci proponiamo di fare immedesimare tramite la nostra performace il pubblico in un'atmosfera magica, che profuma di retrò! Poi, ecco, non vogliamo aggiungere altri particolari: sarà meglio esserci per vivere la serata di persona e al 100%.
Come si può definire l'electro swing? Si potrebbe definire una combinazione di elementi folk con dei beats Electro. Naturalmente la particolarità di questo genere è che esistono varie diramazioni. Esiste l'electro swing che si ispira a musica come drum'n'bass come Farrapo oppure l'electro swing che ha sonorità più melodiche come Rosantique o Cab Canavaral fino allo swing house, in merito possiamo ricordare artisti come Tony Maroni o Grant Lazlo. La cosa più importante è che con l’electro swing è impossibile annoiarsi.


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Floriana Lenti

martedì 10 dicembre 2013

Luca Aquino al Bad King di Perugia...



“Ho cominciato a suonare a vent’anni, avevo una tromba vecchia, ho iniziato a soffiarci dentro e per magia è uscito il suono quasi immediatamente”. Inizia così il racconto di Luca Aquino trombettista, flicornista e compositore di Benevento che mercoledì 11 dicembre sarà ospite al Bad King per un concerto live insieme a Carmine Ioanna. “All’inizio ho preso lezioni da un barbiere ex trombettista, poi ho partecipato ai seminari con Paolo Fresu e da lì è partita l’avventura. Soffiare in quel tubo d’ottone è stato bellissimo… a tal punto che da dieci anni è diventato un lavoro”.
Sono vari gli artisti con cui hai collaborato, nello specifico è suadente il pezzo realizzato con Lucio Dalla. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
Lucio Dalla è stata una persona generosa, disponibile… un vero jazzista. Registrai Chiaro in Norvegia con tre artisti norvegesi e lui era stato invitato per la neo etichetta Tùk Music di Paolo Fresu. Gli proposi di cantare ‘La Mer’, mi diede del matto, disse di non aver mai cantato in francese, ma che lo sapeva parlare. In realtà non era vero, aveva un’interprete che gli spiegò tutto, e alla fine Dalla fece un lavoro formidabile. Mi invitò poi nel suo studio di registrazione ed incidemmo il pezzo. La nostra collaborazione è proseguita anche con Mimmo Paladino. Ciò che mi ha colpito di più di quell’esperienza è che non ci si deve prendere troppo sul serio.
Qual è l’esperienza più interessante che hai vissuto a livello artistico?
E’ stata un concerto di tre anni fa a Roccella con Enrico Rava e Jon Hassel, per me quest’ultimo è sempre stato un punto di riferimento ed incontrarlo sul palco è stato davvero emozionante, unico.
L’ultimo progetto è ‘aQustico’, cosa trasmette?
L’attuale progetto di ‘aQustico’ (con la Q di Aquino) è diverso dai precedenti. Per esempio ‘Icaro Solo’ è stato un po’ ostico, duro, difficile da digerire, pur avendo avuto un ritorno coinvolgente ed entusiasmante da parte del pubblico. Icaro voleva volare senza bruciarsi le ali… ‘aQustico’ invece trasmette più gioia, più felicità. Insomma, vedo che la gente si diverte.
Nella tua biografia si legge che in musica come nella vita attribuisci pari importanza al suono e al silenzio. Perché?
Sì, questo concetto fa parte della scuola di Miles Davis: la musica è bella se poi c’è il modo di rifletterci su. Una nota si assapora veramente quando è seguita da una pausa. Questo accade anche quando si chiacchiera. Una persona può dire mille cose interessanti, ma è il silenzio che da eco a quello che di bello vuole comunicare.
Cosa stai progettando adesso?
Ho in cantiere la realizzazione di un tributo molto largo ai Doors, non voglio fare cover, ma qualcosa che riesca ad evocare il loro messaggio.
Sperimenti vari generi musicali, diverse melodie, spazi dal jazz all’elettronico, cosa ti piace di più?
A me piace tutta la musica, ma per indole preferisco quella meno rigida, senza tanti paletti, quella più libera.
Mercoledì 11 dicembre ti esibirai al Bad King con Carmine Ioanna… Cosa avete in mente di realizzare?
Abbiamo una serie di sorprese in realtà… Dal 2012 sono entrato in pianta stabile nel quartetto di Manu Katchè, ma suonare in due ha tutto un altro fascino. Con Carmine Ioanna, grande pianista e fisarmonicista, stiamo portando in giro ‘aQustico’, siamo molto affiatati e sono sicuro che ci divertiremo. Beh, direi che lasceremo il segno.


Floriana Lenti

venerdì 6 dicembre 2013

8 dicembre: Dedicazione della Chiesa di San Pio da Pietrelcina



“La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo” Mc 12, 1-12. Sono queste le Parole della Sacra Bibbia messe alla base della nuova Chiesa dedicata a San Pio da Pietrelcina che domani aprirà per la prima volta le porte alla tutta la comunità. Nel 2010 fu posta la prima pietra lì dove non c’era niente, solo una distesa di erba. E forse non è un caso che ciò sia accaduto proprio nel luogo più basso tra Castel del Piano e Pila. Ora è pronto il Santuario e sembra quasi voler arrivare al cielo e rendere omaggio alla Vergine Maria nel giorno dell’Immacolata Concezione. E data la forma semi circolare della struttura, si sente forte l’abbraccio del Padre verso i fedeli dell’Unità Pastorale di Castel del Piano, Pila, Bagnaia e Pilonico Materno che per anni hanno dato il proprio contributo ed impegno per realizzare “una grande casa in cui sentirsi accolti e amati, in cui ascoltare ed essere ascoltati, in cui ringraziare il Signore e trovare conforto nei momenti di difficoltà”. Il nuovo complesso interparrocchiale, si legge in una nota, “accoglierà tutti, in particolar modo le persone bisognose di un incontro per essere sostenute moralmente e materialmente attraverso la Parola di Dio e la carità degli uomini”. E parrocchiani continuano: “E’ una gioia immensa per noi poter inaugurare questa Chiesa ed è sorprendente come il Signore ci abbia dato la forza di crederci e di ‘costruire’ insieme un’opera di tutti. Sicuramente ciò che ha fato la maggiore spinta è stata l’adorazione perpetua che da oltre sette anni va avanti a Castel del Piano. Questa settimana è stata intensa e ricca di incontri, preghiere, testimonianze vive che hanno scalfito i nostri cuori e che ci hanno donato il desiderio di riconoscerci in un progetto in cui è viva e presente la Croce che noi portiamo e accettiamo con gioia affidandola continuamente al Signore”. Nel 2010, poi, accadde che in punto di morte il giovane Lorenzo Minotti ebbe una sorta di ‘visione mistica’, confidata a Don Francesco Buono, parroco dell’Unità Pastorale: "Perché ti preoccupi? Io so che la chiesa sarà realizzata, l’ho già vista", disse in sostanza il ragazzo al sacerdote, sorpreso dall’accaduto. Perché quella chiesa da dedicare a Padre Pio, al momento della malattia di Lorenzo, esisteva solo nella mente di Don Francesco, che non ne aveva parlato con nessuno. Le coincidenze singolari non si limitano a questo evento: "Pochi attimi dopo che Lorenzo è spirato — racconta il padre Vincenzo — Don Francesco ha ricevuto una telefonata, in cui veniva informato che il progetto per l’edificazione del santuario aveva ottenuto il nulla osta". E domani è il grande giorno: l’appuntamento è alle ore 15.30. Sarà l’arcivescovo Monsignor Gualtiero Bassetti a presiedere la solenne celebrazione della Dedicazione della chiesa del nuovo Complesso interparrocchiale “San Pio da Pietrelcina”. Saranno presenti i rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro e si prevede un afflusso numeroso di fedeli che giungeranno da tutta l’Archidiocesi. Per l’occasione saranno posti esternamente nel piazzale d’ingresso dei maxi schermi per consentire a tutti di seguire la Santa Messa. A seguire ci sarà la festa dell’oratorio e i ragazzi che frequentano il catechismo e del laboratorio di creatività “Il meglio di te” si esibiranno cantando e recitando, portando in scena anche spezzoni del Musical “Il regno della gioia”. Alcuni hanno dichiarato “Stiamo organizzando anche una sorpresa, l’emozione è tanta e vogliamo divertirci in un giorno che rimarrà vivo nei nostri ricordi e in quelli di don Francesco Buono e dei nostri genitori”. Nella nuova Chiesa ci saranno tutti i Santi dell’Umbria, l’altare ha le dimensioni della Sagra Sindone e nulla è lasciato al caso. La direzione dei lavori è stata affidata all’ingegnere perugino Paolo Fringuelli e l’esecuzione dell’opera alla “EdilUmbria” e a tante altre ditte locali, «perché la Parrocchia, in questo tempo di crisi, – sottolinea il parroco don Francesco Buono – ha voluto far lavorare più persone possibili. Un grazie sentito ai tecnici, agli operai, alle Autorità civili e religiose e ai semplici e preziosi dipendenti, oltre ai nostri cari che pregano dal Cielo. Tutti sono stati chiamati a comporre questo meraviglioso mosaico dell’Amore di Dio». L’intero Complesso si sviluppa su una superficie di terreno di circa tre ettari, di proprietà della Parrocchia. Tale terreno è stato donato da una benefattrice, molto devota a San Pio da Pietrelcina e moglie del dott. Mario Sanvico. Il Complesso si compone di due unità immobiliari: la chiesa e l’edificio pastorale. Il primo immobile è composto, oltre che dall’Aula Liturgica con posti a sedere per una capienza complessiva di oltre 1.000 fedeli, dalla penitenzieria, sacrestia e servizi. Al piano interrato si trovano la cripta, i locali del Centro Caritas, un grande ambiente dove sarà esposto il presepe permanente, i magazzini e locali vari. Nell’edificio pastorale, al piano terra, troverà sede l’Oratorio con un grande salone, una decina di aule per il Catechismo e i servizi; al primo piano si trova un grande ambiente per il “Santuario della Parola”, l’Accoglienza-Canonica e i servizi. Infine, al piano seminterrato verranno realizzati un salone polivalente, con annessi delle aule per attività di laboratorio, una cucina e ambienti di servizio. L’architettura della chiesa con un forte richiamo alla santità «La struttura della Chiesa – spiega l’architetto Eugenio Abruzzini, – è principalmente costituita da una cupola a forma ovale sostenuta da quattro colonne in acciaio di forma dodecagonale in memoria dei dodici apostoli e segnate con il nome dei quattro evangelisti. La struttura di copertura è stata realizzata con travature e archi in legno lamellare; il cupolino finestrato, che arriva alla quota di metri 20, è sormontato da una croce cuspidale alta 4 metri in acciaio con pavoni, segno di bellezza.

Il fonte battesimale, scavato in marmo bianco di Carrara e posizionato all’ingresso dell’aula liturgica, poggia su una tarsia in marmo azzurro e bianco, che ricorda le acque del Giordano ed è del tipo con vasca ad immersione, con movimento dell’acqua per esondazione dal pesce di San Pietro; ai lati sono realizzate due acquasantiere e la custodia degli oli santi. La pavimentazione dell’Aula Liturgica è in marmo, con la corsia, che porta all’altare, decorata a tappeto con il nome dei dodici apostoli.

L’altare è realizzato in travertino romano classico, la cui pietra ricorda il sepolcro di Gesù; il basamento, in marmo rosso Francia in memoria del sangue e dell’acqua del costato di Cristo, poggia su una predella, che con un gioco di marmi rappresenta la croce fiorita. Infine, appesa in alto al centro dell’altare, vi è una croce, che è una riproduzione foto-artistica reale della famosa “Croce di San Damiano” quella che parlò a san Francesco. Nella penitenzieria è presente un grande crocifisso scolpito in legno di alto pregio, quello venerato da Madre Speranza: l’Amore Misericordioso».

Ma quel che più conta è lo spirito che ha guidato tutta la realizzazione e l’impegno di don Francesco Buono che sottolinea lo scopo di tale impresa: “andare verso gli ultimi, incontro agli emarginati nel corpo e nello spirito, nelle periferie della società”.



Floriana Lenti