mercoledì 26 marzo 2014

Lavoro è vita. La compagnia teatrale Elisa di Rivombrosa ce lo racconta...


“Il lavoro nobilita l’uomo”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Quante volte lo abbiamo pensato? Ed in questo periodo storico, quante volte il lavoro si anela, si cerca, si sogna? Poi però ci sono anche  lavori che attendono di essere svolti e vengono denigrati, chi li farà? Ma il lavoro è uguale per tutti? Cosa può significare per un ragazzo down? La compagnia teatrale Elisa di Rivombrosa darà delle risposte chiare, esaustive e commuoventi su questo tema portando in scena lo spettacolo “Lavoro è bello. Viaggio avventuroso alla scoperta della dignità”. Il debutto sarà il 29 marzo al Teatro Brecht di San Sisto a Perugia ed a salire sul palco saranno attori d’eccellenza, pieni di carica emotiva e di forza espressiva, veri professionisti impegnati nel raccontare tante storie, ma soprattutto la propria. Gli attori in questione sono persone down. Abbiamo incontrato il regista Giampiero Frondini che in collaborazione con Beatrice Ripoli e Valentina Renzulli hanno dato vita a questa esperienza unica:

“La Fontemaggiore ha da sempre la tradizione di seguire il sociale, perché il teatro è un mezzo determinante per conoscere e per trasmettere, nasce dall’esigenza dell’incontro. Sono passati circa otto anni da quando abbiamo dato inizio a laboratori teatrali con persone down e alla fine è nata, insieme all’AIPD, la compagnia Elisa di Rivombrosa; il nome è stato scelto dagli stessi attori, molti non sono mai andati via, alcuni si sono aggiunti di recente. Adesso sono in tutto diciassette, tra cui una mamma ed un’assistente. Sono affiatati, si sostengono l’un l’altro e sanno muoversi nelle varie scene in maniera eccelsa”.

Cosa significa fare teatro con persone down?

All’inizio si percepiva la loro diffidenza, sembrava ardua l’impresa di conquistarsi la loro apertura, ma ad un certo punto è scoccata la scintilla. Adesso si respira armonia e ciò che si evince è che tra di loro l’età non ha senso, vivono nel loro mondo ed hanno una visione della vita che apre gli occhi a punti di vista differenti e affascinanti. Per far parte di questa compagnia teatrale non servono doti particolari, serve la voglia di fare e i ragazzi ci insegnano quotidianamente che ne hanno davvero tanta.

Lavoro è bello. Viaggio avventuroso alla scoperta della dignità è il titolo dello spettacolo che debutterà il 28 marzo al Brecht. In cosa consiste?

E’ un viaggio vero e proprio: ognuno degli attori farà un lavoro. Si potrà vedere un pilota di formula uno, un domatore di circo, una giornalista, un veterinario. Ci saranno anche operai in rivolta e senza fissa dimora sfruttati. Ogni scena sarà accompagnata da giochi di diapositive che accarezzeranno la trama portando lo spettatore a spasso nelle piazze e negli uffici. Non mancano sane dosi di ironia e c’è grande attenzione verso piccoli aspetti che danno la profondità dei fatti.

Cosa rappresenta il lavoro per i ragazzi di Elisa di Rivombrosa?

Per loro è prima di tutto dignità. A tutti piace il lavoro che fanno, forse solo una ragazza è un po’ insoddisfatta perché non la fanno stare al pubblico. Lavorare è un modo per sentirsi importanti, riconosciuti e apprezzati. Guadagnare li fa sentire autonomi e pronti a cimentarsi con altre problematiche di vita. Ognuno di loro ha tanto da raccontare sulla propria occupazione lavorativa, spesso ci fermiamo ad ascoltare le loro storie.

Il tema del lavoro è impegnativo, quali altri argomenti avete trattato?

Il primo spettacolo realizzato è stato “Esta tierra es toda mea”, parlava di emigrazione. Il secondo è stato “Amore…  non sono lucchetti” perché l’amore per loro è universale.

Quali prospettive ha questa nuova compagnia teatrale?

Intanto è importante sottolineare che gli spettacoli di “Elisa di Rivombrosa” stanno calcando i palchi dei teatri più importanti della Regione Umbria. Sicuramente la compagnia ha intenzione di crescere, ci piacerebbe aprire collaborazioni con Città di Castello e con il Serafico di Assisi e desideriamo confrontarci con nuove realtà. La prospettiva più grande è quella di proseguire questa importante esperienza accogliendo chi desidera mettersi alla prova. E poi non esistono parole per descrivere la bellezza di un sipario che si apre, di mani che applaudono e di sorrisi che esplodono con l’inchino di chi ha dato il meglio di sé.

Compagnia teatrale “Elisa di Rivombrosa”, Fontemaggiore Teatro Stabile di Innovazione, Scuola di Teatro “Mutazioni”

Presentano

Lavoro è vita. Viaggio avventuroso alla scoperta della dignità



Con

Erika Barbini, Lorenzo Cascelli, Alex Chiodi, Sara Chiodini, Antonello Coloni, Alessandro Fanelli, Fabrizia Lopilato, Benedetta Marroni, Federico Meniconi, Marco Michelli, Luca Morini, Pamela Olsen, Pierluigi Paoletti, Domenico Riccardi, Angela Maresa Rocchi, Gaia Rossini, Damiano Valloni.



Regia

Giampiero Frondini

In collaborazione con

Beatrice Ripoli

Valentina Renzulli

mercoledì 19 marzo 2014

Intervista a Bobo Rondelli...



E’ un artista completo, è cantautore, poeta e attore. Lo definiscono “geniale, spontaneo e sconsiderato”, lui –ironizzando- si dichiara “sereno, nuvoloso, variabile”. Livornese, classe 1963, leader prima del trio “Les Bijoux”, poi di “Ottavo Padiglione” ed ora de “l’Orchestrino” Bobo Rondelli, mercoledì 21 marzo, alle ore 22.00, sarà il protagonista di una serata d’eccellenza al Bad King di Perugia organizzata da Antonio Ballarano e dall’agenzia di Terni “Bipede”.
A cosa deve la sua fama?
Non mi considero artista, sono un artigiano. Di lavoro faccio il bambino e sono sempre alla ricerca della forza per continuare ad essere creativo. Non credo neanche di essere completo, mi accade di scordare date, nomi, appuntamenti. Quello che faccio mi diverte, direi che “gioco la chitarra” e forse è questo che arriva alla gente.
Nelle sue poesie e nelle canzoni ricorre il tema dell’amore, cosa è per lei?
L’amore è una guerra giusta. E’ un processo che si vede in natura, gli animali lottano ed è una lotta quasi hitleriana, “bella e terribile” la definiva Leopardi. Sono d’accordo con Piero Ciampi quando diceva “La vera guerra non si fa con le armi, si fa con il cuore, per questo sono un eroe”.
Nel 2002 ha ricevuto il Premio Ciampi per il miglior arrangiamento…
I riconoscimenti li detesto, sono chiacchiere e distintivo, per me ciò che conta è la poesia ed essere poeti significa portare una croce senza autorizzazione divina.
Quando compone a cosa s’ispira?
Parto sempre da una frase, poi la racconto. Penso sia una malattia, un bisogno malato dell’ego. José Alberto Mujica Cordano, il presidente dell'Uruguay, sostiene che il poeta sia “colui che fa” e da un certo punto di vista fare significa restituire, lasciare agli altri un po’ di luce. Non oso paragonarmi a lui e ai grandi poeti, ma è bello esserne un portavoce.
E’ già stato ospite a Perugia durante la scorsa edizione di Umbria Jazz, cosa ne pensa?
E’ una bellissima città, si sente forte la bellezza, ma anche la presenza delle mura costruite dal potere. Le città medievali rendono gli abitanti campanilisti. Umbria Jazz è un’interessante manifestazione; non faccio jazz, ma mi diverte, mi arriva. Amo la musica da rapina, il jazz de “I soliti ignoti”. Per me un grande jazzista era Totò.
Nel 2010 compare nel film “La prima cosa bella” di Paolo Virzì. Ha collaborato anche a livello teatrale con Massimiliano Civica. Cosa significa essere attore?
Fare l’attore significa diventare una persona che dà la sua anima. E’ bello fare gli attori quando si riesce a raccontarsi oltre che a raccontare un personaggio. Philip Seymour Hoffman è l’attore che preferisco perché aveva un lato oscuro che gli permetteva di interpretare svariati caratteri e diverse personalità.
Cosa l’appassiona di più in questo momento?
Adesso sto cercando frasi, una l’ho trovata: la moralità è una barca piena di buchi.


Floriana Lenti