sabato 27 luglio 2013

Non solo dolcezza... Altrocioccolato 2013

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La dolcezza si sposta a Città di Castello. Tutti i golosi che cercano di gustare delizie buone sia per il palato che per l’umanità, quest’anno dovranno passeggiare nel territorio dell’alta valle del Tevere. In occasione della tredicesima edizione di Altrocioccolato, kermesse promossa da Umbria Equosolidale, svariate sono le novità, a spiegarle il Presidente Gianluca Mannucci: “La nostra nasce come una manifestazione itinerante che toccherà vari territori dell’Umbria: fino al 2015 sarà Città di Castello ad ospitarci dove, grazie al lavoro portato avanti dalla Botequita del commercio equo, esiste già una rete promozionale forte. Quest’anno, Altrocioccolato aderirà alla campagna mondiale “Banning poverty 2018” e sarà proprio la povertà il tema al centro dell’evento. Inoltre – ha detto ancora Mannucci – c’è una nuova campagna di comunicazione: lo slogan della manifestazione sarà “Verso un futuro equo e più dolce per tutti” ed il simbolo è rappresentato da un trenino che trasporta un quadretto di cioccolato e che esplicita l’idea di movimento e la volontà di diffondere un nuovo modello economico e di sviluppo che faccia dell’equità e della sostenibilità i valori fondanti della società futura”.
Il coordinatore di Altrocioccolato Mecozzi ha annunciato le collaborazioni in atto con Aboca e con la Fiera delle utopie concrete di Città di Castello. Il filosofo Karl Ludwig Schibel  ha evidenziato: “Il commercio equosolidale è un’utopia concreta, fattibile ma ancora minoritaria, quindi ci sentiamo molto vicini a quelli che sono i valori cui fa riferimento. Per questo lavoreremo per adeguare Altrocioccolato agli standard che la Regione ha stabilito per attribuire il marchio di “Ecofesta” riducendo al minimo l’impatto che la manifestazione ha sull’ambiente che la ospita”.
Anche il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta ha sottolineato: “Altrocioccolato non è un evento contro qualcosa, ma semmai è a favore di tutta una serie di valori che sono importanti e da noi condivisi: giustizia sociale, rispetto del lavoro, equità e sostenibilità sono aspetti fondamentali specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo visto che ci parlano di un futuro possibile e soprattutto più giusto per tutti”.
E a pochi mesi dalla firma del protocollo d'intesa che ufficializza la collaborazione tra il Comune e la manifestazione di Umbria Equosolidale, Città di Castello sarà colorata di dolcezza da tutte le centrali di importazione equosolidali italiane e dai cioccolatieri che usano materie prime da filiere etiche e per tre giorni le strade si riempiranno di quel cioccolato capace di fare bene al cuore, all’umore e all’economia.


Floriana Lenti

Il programma su http://www.altrocioccolato.it/

mercoledì 24 luglio 2013

Un rivoluzionario... Don Milani

“Bisogna dare la terra a chi ha il coraggio di lavorarla, bisogna dare la case coloniche a chi ha il coraggio di abitarle, bisogna dare le bestiame a chi ha il coraggio di ripulirgli la stalla ogni giorno. I boschi appartengono a chi ha il coraggio di vivere in montagna. Bisogna recuperare tutte le ricchezze che per secoli sono partite dalla terra verso i salotti cittadini, bisogna buttarle ai piedi dei contadini e supplicarli di perdonarci. Ma anche per questo è già troppo tardi”. Queste parole non sono di un guerrigliero sudamericano e nemmeno di un rivoluzionario marxista, sono di un sacerdote toscano di 25 anni: Don Lorenzo Milani.

Cosciente che tutto debba partire dalla scuola, consapevole dell’importanza dell’istruzione e del potere della cultura, Don Milani diventa prima di tutto insegnante. In classe non espone crocifissi perché sovente ripete “La scuola è di tutti e per tutti” e “Con la scuola non potrò farli cristiani, ma potrò farli uomini”. Le sue lezioni iniziano con la lettura del giornale tra i banchi dove invita direttori di testata a parlare dei fatti che accadono e dove spinge alunni e cittadini alla cruda riflessione sull’utilizzo delle parole. Sconvolge le regole dell’insegnamento e inizia a suscitare nei giovani l’attenzione per la politica. L’aprile del 1948 per don Milani è una data determinante vista la sua adesione alle idee della Democrazia Cristiana “E’ stato vincere la mia grande sconfitta”. Il sacerdote toscano divide in due i consensi: per alcuni è amatissimo, per altri odiatissimo; per la Chiesa inizia a diventare troppo ribelle, spesso, addirittura scomodo.

A San Donato Calenzano il sacerdote costruisce una comunità, dove ogni regola gerarchica viene sconvolta. Inizia a vivere in povertà e viene sempre più emarginato dalla Chiesa, si avvicina al sindaco di Firenze Giorgio La Pira con il quale imposterà un’amicizia fatta di condivisioni morali e politiche. Nel 1958 pubblica “Esperienze pastorali”, testo molto contestato e difficile da accettare in un’Italia uscita da poco dalla Guerra Fredda. Viene mandato a Barbiana, piccolo paesino con poche famiglie molto povere che vivono tra i campi e animali, ma don Milani crea una scuola controcorrente e convince i genitori con ogni mezzo a mandare a lezione i propri figli. L’esperienza della scuola di Barbiana attira sull’Appenino toscano insegnanti italiani e stranieri, gente della cultura e personalità della politica. Il messaggio non passa inosservato, e a Barbiana arrivano critiche, intimidazioni e persino minacce di morte. Nel 1965 arriva nella piccola cittadina anche un giovane dirigente del PCI, Pietro Ingrao. Don Milani si schiera a favore dell'obiezione di coscienza. Nel 1967 Don Milani pubblica “Lettera a una professoressa” scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana. Il testo viene interpretato come un atto di accusa al sistema scolastico italiano e scuote ulteriormente i pareri della Chiesa e di tutta la società. L’unico a sposare interamente le idee di Don Milani è Pier Paolo Pasolini. Passa molto tempo affinché il libro diventi uno dei testi sacri del ’68 italiano. Racconta Mario Capanna che nei giorni della contestazione si facevano letture di gruppo del libro e seminari sui temi dello studio critico e dell’importanza della conoscenza per la trasformazione del mondo. A soli 44 anni, il 26 giugno del 1967, Lorenzo Milani si spegne. Il suo pensiero, i suoi scritti e la sua professione diventano esempi da seguire anche e soprattutto in Umbria. Aldo Capitini, filosofo pacifista, propugnatore della Marcia per la pace Perugia-Assisi vede nel sacerdote toscano un “insegnante di nonviolenza” e tra loro nasce uno scambio interessate fatto di dialogo, progettazione e stima. Don Milani nei suoi scritti ripercorre le guerre degli ultimi 100 anni e si appella a due capisaldi: il Vangelo e la Costituzione italiana.