A diciott’anni sono partita dalla mia città per andare
all’Università. Quando si è così giovani si affrontano i cambiamenti “epocali”
con una leggerezza d’animo e una voglia di scoprire tali da alleviare le
sofferenza dell’abbandono. La famiglia, le amicizie, i luoghi che per anni ti
hanno coccolata e protetta si allontanano fisicamente, ma tutto si comprende e
si ristabilizza in un equilibrio che abbraccia 700 kilometri. Alcuni affetti
addirittura si fortificano e alcune mancanze si apprezzano. Si esce fuori
dall’utero caldo e sicuro per entrare in una nuova dimensione… e si sa: quando
si nasce si piange, ma piangere fa bene ai polmoni, li allarga! Poi arrivano le
nuove relazioni, altri spazi da scorgere e le piccole conquiste quotidiane che
insegnano e fortificano.
Cinque anni volano tra le aule universitarie, gli esami, i
libri e i colleghi. I confetti rossi e la corona d’alloro segnano un’altra fine
e un nuovo inizio. Il mondo del lavoro con le sue porte chiuse e le finestrelle
e le fessure da dover dilatare per poterci entrare; sa essere crudele e
spietato questo contesto lavorativo, ma anche ricco di sfide entusiasmanti. Ho
iniziato subito a darmi da fare, stage e contrattini da pochi euro per arrivare
a scoprire la mia strada che è faticosa e in salita, tortuosa eppur illuminata:
la comunicazione. E mi ci trovo a mio agio in questo percorso nonostante le
avversità, mi piace sempre di più anche se le risorse economiche sono sempre
più scarse. Sto continuando a tendere i miei muscoli, sto continuando a
camminare. Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che: “l’importante è non
rimanere fermi!”.
Fortunatamente ci sono moltissimi modi per “comunicare” e il
ramo che trovo più interessante è quello del sociale.
Ma ora basta.
Adesso è giunto il momento di fare una piccola analisi
(anche numerica) della mia situazione:
ho varie collaborazioni lavorative (3 o 4), ma non ho un 1
posto fisso
devo stare attenta a come spendo per non rimanere a secco - 30
giorni sono tanti… ed è facile rimanere a 0-
ho molto su cui riflettere, almeno 1000 lacrime ancora da
versare, dato che avevo una bellissima storia d’amore che drasticamente s’è
interrotta (dopo 12 anni)
ho dovuto cambiare casa (circa 70 scatoloni di cui 50 di
libri – sono al 6° trasloco!)
ho 31 anni da poco compiuti
ho 2 genitori straordinari e 1 fratello molto premuroso
ho 3 amiche “sore” che ci sono ogni istante
ho innumerevoli zii e zie e cugine e cigini che se ci riuniamo tutti (solo quelli intimi) sfioriamo il numero 100
ho innumerevoli zii e zie e cugine e cigini che se ci riuniamo tutti (solo quelli intimi) sfioriamo il numero 100
ho 5 colleghe splendide
ho 7 amici/confidenti molto presenti
ho milioni di conoscenze
ho 6.060 contatti facebook
ho 931 following e 214 follower su twitter
ho circa 23 capelli bianchi
2 piccole valigie sempre pronte per brevi viaggi (da poter
riempire per lunghe avventure)
una nuova vita da affrontare (credo sia la 3° volta che
“rinasco”)
I miei genitori mi hanno raccontato che “sono nata con la
camicia” e posso essere sicura del fatto che ogni volta che sono ripartita da
zero me la sono ritrovata appiccicata addosso!!!
Dunque, perché mi chiedete tutti se ho bisogno di qualcosa?
Chiaramente ho anche troppo, non vi pare?
E per concludere questo breve bilancio, urge una concreta
riflessione: ogni cosa ha il suo posto nell’universo, ogni cosa deve essere
“onorata”. “Onorare” è un termine che etimologicamente ha radici straordinarie:
deriva dal latino honorare, da honos – oris “onore” ed ha esorbitanti affinità
di suono con “oncia” unità di misura da cui il termine “onere” dal latino onus-eris cioè carico/peso. Dunque
“onorare” significa trattare con rispetto, umiltà e devozione, ma anche dare il
giusto peso. Io amo onorare quello che ho e ho scoperto che alla fine quello
che pesa di più quando si cambia vita sono i libri, ed ogni grammo di essi è
manna dal cielo… la sera ci sono loro a darmi la buonanotte e a farmi pensare a tutte le persone a cui voglio bene!!!