venerdì 28 settembre 2012

Cosa pesa di più


A diciott’anni sono partita dalla mia città per andare all’Università. Quando si è così giovani si affrontano i cambiamenti “epocali” con una leggerezza d’animo e una voglia di scoprire tali da alleviare le sofferenza dell’abbandono. La famiglia, le amicizie, i luoghi che per anni ti hanno coccolata e protetta si allontanano fisicamente, ma tutto si comprende e si ristabilizza in un equilibrio che abbraccia 700 kilometri. Alcuni affetti addirittura si fortificano e alcune mancanze si apprezzano. Si esce fuori dall’utero caldo e sicuro per entrare in una nuova dimensione… e si sa: quando si nasce si piange, ma piangere fa bene ai polmoni, li allarga! Poi arrivano le nuove relazioni, altri spazi da scorgere e le piccole conquiste quotidiane che insegnano e fortificano.
Cinque anni volano tra le aule universitarie, gli esami, i libri e i colleghi. I confetti rossi e la corona d’alloro segnano un’altra fine e un nuovo inizio. Il mondo del lavoro con le sue porte chiuse e le finestrelle e le fessure da dover dilatare per poterci entrare; sa essere crudele e spietato questo contesto lavorativo, ma anche ricco di sfide entusiasmanti. Ho iniziato subito a darmi da fare, stage e contrattini da pochi euro per arrivare a scoprire la mia strada che è faticosa e in salita, tortuosa eppur illuminata: la comunicazione. E mi ci trovo a mio agio in questo percorso nonostante le avversità, mi piace sempre di più anche se le risorse economiche sono sempre più scarse. Sto continuando a tendere i miei muscoli, sto continuando a camminare. Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che: “l’importante è non rimanere fermi!”.
Fortunatamente ci sono moltissimi modi per “comunicare” e il ramo che trovo più interessante è quello del sociale. 
Ma ora basta.
Adesso è giunto il momento di fare una piccola analisi (anche numerica) della mia situazione:

ho varie collaborazioni lavorative (3 o 4), ma non ho un 1 posto fisso
devo stare attenta a come spendo per non rimanere a secco - 30 giorni sono tanti… ed è facile rimanere a 0-
ho molto su cui riflettere, almeno 1000 lacrime ancora da versare, dato che avevo una bellissima storia d’amore che drasticamente s’è interrotta (dopo 12 anni)
ho dovuto cambiare casa (circa 70 scatoloni di cui 50 di libri – sono al 6° trasloco!)
ho 31 anni da poco compiuti
ho 2 genitori straordinari e 1 fratello molto premuroso
ho 3 amiche “sore” che ci sono ogni istante
ho innumerevoli zii e zie e cugine e cigini che se ci riuniamo tutti (solo quelli intimi) sfioriamo il numero 100
ho 5 colleghe splendide
ho 7 amici/confidenti molto presenti
ho milioni di conoscenze
ho 6.060 contatti facebook
ho 931 following e 214 follower su twitter
ho circa 23 capelli bianchi
2 piccole valigie sempre pronte per brevi viaggi (da poter riempire per lunghe avventure)
una nuova vita da affrontare (credo sia la 3° volta che “rinasco”)

I miei genitori mi hanno raccontato che “sono nata con la camicia” e posso essere sicura del fatto che ogni volta che sono ripartita da zero me la sono ritrovata appiccicata addosso!!!
Dunque, perché mi chiedete tutti se ho bisogno di qualcosa?
Chiaramente ho anche troppo, non vi pare?

E per concludere questo breve bilancio, urge una concreta riflessione: ogni cosa ha il suo posto nell’universo, ogni cosa deve essere “onorata”. “Onorare” è un termine che etimologicamente ha radici straordinarie: deriva dal latino honorare, da honos – oris “onore” ed ha esorbitanti affinità di suono con “oncia” unità di misura da cui il termine “onere”  dal latino onus-eris cioè carico/peso. Dunque “onorare” significa trattare con rispetto, umiltà e devozione, ma anche dare il giusto peso. Io amo onorare quello che ho e ho scoperto che alla fine quello che pesa di più quando si cambia vita sono i libri, ed ogni grammo di essi è manna dal cielo… la sera ci sono loro a darmi la buonanotte e a farmi pensare a tutte le persone a cui voglio bene!!!

sabato 30 giugno 2012

...per fare testo!

Scrivere per sfogo, per necessità, per diletto... scrivere per il gusto di scrivere.
Un mio racconto: Seduta Numero 3 è qui: http://www.donnechefannotesto.it/biblioteca.php
Buona lettura!

giovedì 24 maggio 2012

La scelta


Tra i vari reperti storici è sbucato un disegno eloquente.
Nero su bianco, sarebbe stato inutile metterci i colori. Fotografia di un passato cotruttivo ed insieme tempestoso che si è trasformato in un sereno luogo di eccitante meditazione.
Il mare ora è calmo, le nuvole sono sparite, l'albero è pieno di frutti, i rapaci sono emigrati, la roccia è diversa e poi, la domanda: CHI BUTTERESTI GIU' DALLA TORRE? ormai non ha più senso.
E se avessi scelto di buttarmi giù io lasciando gli altri sopra? E se volessi abbandonare la torre per osservarla da lontano fino al crollo fregandomene di chi c'è dentro? E se provassi a chiamare un abile artista pronto a scolpire una colonna che possa reggerla per l'eternità? 
Tutti si finirà in mare, è solo una questione di tempo. E comunque, che bello, io ho già scelto!!!

Erk, adesso, se vuoi: ARFAMMELO!

domenica 20 maggio 2012

Chi raccoglierà quegli zaini insanguinati?


La bomba è esplosa. Morte.
La terra ha tremato. Terrore.
E come si fa a non aver paura?
Come si fa ad uscire tranquilli per strada?
E' da tanto che non aggiorno più questa piccola pagina sconosciuta immersa nella rete, ed oggi voglio farla rivivere. Le ho dato un altro nome, ho cancellato il vecchio "Iocipenso" (troppo introspettivo, troppo egoistico), non quello che di getto mi era sembrato pertinente con il mio attuale stato d'animo: "Adesso basta".
Mi sento ferita, indignata, smarrita di fronte a tutti i fatti che sono accaduti in soli due giorni. Ho letto articoli, visto video, ascoltato notiziari, ma non posso e non voglio alimentare l'insana convinzione che anela nell'aria: il mondo fa schifo. E' per tale ragione che il nome di questo blog da ora in poi sarà sinonimo di speranza e di bellezza "Centocinquantatré grossi pesci". E poi, sono nata in una città in cui c'è il mare, dove mia madre mi ha sempre osservata prendere il largo, quasi preoccupata di non farcela a starmi dietro e mio padre ha sempre pescato le delizie che arrivano sulla nostra tavola.

Ieri una mia amica ha scritto: "Siamo tutti bravi a scrivere post su Facebook e ad aspettare i 'mi piace'. Siamo tutti buoni a dire 'che schifo' davanti alla televisione, comodamente seduti in poltrona. Oggi è un sabato pomeriggio uguale, e fra poco le vie del centro si riempiranno, come sempre. E non per gridare. Quello nessuno osa farlo". E di getto le ho risposto: "Iniziamo a farlo noi, io e te"
Giulia, questo è il mio modo di gridare! Chiedere la forza per andare lì dove c'è distruzione e odio e metterci dentro positività e rinascita. Sconfiggere la mia pigrizia e rimboccarmi le maniche per raccogliere la sporcizia che invade la terra e i cuori. 
E la rabbia che ho dentro diventa pian piano voglia di cancellare la negatività, recuperando la forte convinzione che con piccoli gesti e poche parole possiamo raccontare che il bello esiste davvero e non è neanche tanto lontano. Dietro i libri sparsi, le macchie di sangue, gli zaini vuoti e le scarpe che ormai più nessuno indosserà, c'è comunque la scritta "ti amo".