lunedì 19 luglio 2010

ELOGIO ALLA PAZIENZA


Una settimana fa, le mie più care amiche Rosa e Alice sono venute a trovarmi. Mancava fisicamente solo Gabry, ma ha il magico potere di comparire nei nostri sorrisi, nei ricordi e nelle nostre parole. Insomma c’eravamo tutte, sedute intorno al tavolo a fare finta di essere impegnate come accadeva al liceo. (nella foto siamo larve sul divano, ma ecco, siamo sempre noi!!!)

Discutendo e divagando è piombata una proposta: “Flò, perché di tanto in tanto non ci ricordi proverbi provenienti dalla nostra terra?”. E colgo subito l’invito a farlo, ma non senza trovare la loro applicazione pratica.

Da oggi, dunque, darò il via all’impresa (RUBRICA PROVERBIALE) e mi sento fortunata per aver vissuto tra gente forse povera per denari, ma estremamente ricca di vita. “GENTE DI MARE” direi, che non sa rimanere senza parole, che sa trovare un senso a quello che accade, che sa indurre al sorriso come al pianto… Saggi, libri, romanzi, forse, non potranno arrivare a trasmettermi ciò che labbra rugose e sdentate mi hanno scolpito dentro.

Ho una serie di proverbi da elencare, e “c’ tèn pazienz arriv apprim a ‘sntenz”!

(Chi ha pazienza arriva prima al sapere)

sabato 10 luglio 2010

lo stricaturo


Non sono una brava “donna di casa”. Ho la tendenza ad evadere dalla faccende domestiche, ma giunge sempre il momento di rimboccarsi le maniche (se fa freddo; in questi giorni la tenuta è canottiera e mutande) e PULIRE. Con il caldo di oggi poi… è drammatico, solo la lavatrice mi gratifica quando stendo i panni: si asciugano subito. Ma dopo bisogna stirare. E a che mi serve andare a fare la sauna in qualche centro estetico?

Da ragazzina, fino ai 18 anni circa, non ho fatto altro che osservare. Bei tempi! Solo dopo ho colto il senso del dolore ai piedi e alla schiena che mia madre di tanto in tanto lamentava.

Da grande ho capito. Mi sono ritrovata sola, in una stanza sporca anche se pulita, a dover adoperare LO STRICATURO (tipico strumento in legno fatto con tavolette in rilievo per sgrassare strisciando sopra il sapone da 300 etti di Marsiglia – adesso incorporato nel lavello del bagno), a lavare a terra prima con straccio e mazza con setole dure e poi con vari aggeggi stile mocio; a dover mantenere, insomma, quel minimo di decoro.

Anni trascorsi con varie coinquiline mi hanno insegnato tanto, e devo dire di essere stata sempre molto fortunata con loro, erano davvero favolose in casa.

Ora però tutto è ulteriormente variato e le responsabilità sono aumentate.

Tra poche ore arriveranno le mie amiche da Roma e non sto nella pelle (pensa un po’ che schifo…) e pulire sapendo che la mia umile dimora deve accoglierle è una sensazione che mi piace molto.

Sto iniziando a pensare che sarebbe il caso di scrivere un bel manuale delle perfette pulizie domestiche: si parte dall’alto, così lo sporco scende verso il basso. Si spolvera eliminando dalle superfici i vari gingilli che devono essere ricollocati solo dopo e ben lucidi, si arriva fino al pavimento e dopo l’aspirapolvere si deve lavare e ripassare fino a quando l’acqua non è limpida. Ho già la scaletta in mente. E’ che a livello teorico sono messa bene, pecco nella pratica.

Il segreto? Non fare mai passare troppo tempo da una pulita all’altra… E siccome lo so, la prossima volta che mi imbatterò non sarà Pasqua. Oh, il Natale è più vicino di quanto si possa credere.

PS- Faccio un appello a voi scienziati del mondo: Possibile che non ci avete ancora pensato??? Il futuro è la CASA AUTOPULENTE. Confido in voi…